L’intervista – S. Bagni: “Il Milan si può battere; l’unica differenza è che noi avevamo Maradona”
Salvatore Bagni, 66 anni da Correggio (Reggio Emilia), uno dei calciatori che hanno scritto la storia del Napoli, centrocampista di tecnica e grinta candidato alle elezioni comunali del 14-15 maggio come capolista della civica “Quarto Rinasce”, della coalizione a sostegno del candidato sindaco Massimo Carandente Giarrusso.
Come nasce la sua candidatura a consigliere comunale di Quarto? «Molto semplice. Sono 20-25 anni che frequento Quarto perché ho un amico che ha un bar in via Campana, si chiama Antonio Brescia. L’anno scorso ho conosciuto Domenico Brescia (consigliere comunale di Napoli e candidato alla Camera alle ultime politiche ndr.) e insieme mi hanno chiesto se volevo far parte della lista “Quarto Rinasce”. Ho un buon rapporto con loro, sono delle brave persone e io ho accettato perché per me è un piacere e un onore essere con loro. È stato inaspettato a dir la verità, però fa piacere. Dal punto di vista umano so di essere capitato con persone molto perbene».
Cosa l’ha convinta a sposare il progetto politico di Massimo Giarrusso? «Martedì e giovedì sono stato a Napoli e ho conosciuto tutta la squadra. Voglio mettere la mia esperienza sportiva a disposizione di Quarto. Conosco molto bene la città, la frequento da minimo 20-25 anni tutte le settimane. Conobbi il nostro candidato sindaco tanti anni fa. Andai a Quarto che ero dirigente del Bologna, incontrai Carannante che faceva scuola calcio e in quell’occasione giocai con Giarrusso una amichevole. Sono una persona concreta, pratica, non sono uno che dice una cosa e poi ne fa un’altra e a Napoli e dintorni mi conoscono. Non ci è voluto niente per convincermi, io vado molto a sensazioni. Ho sempre evitato le persone che non mi trasmettono fiducia, ho avuto fiducia in loro e ci ho messo un attimo per decidere anche se è una cosa totalmente nuova per me».
Che obiettivi ha in caso di elezione al Consiglio comunale? «Io parlerei alla gente di sport, vorrei impegnarmi per il sociale e per i giovani. Anche se voglio essere scaramantico come lo sono i napoletani, ne parlerò solo quando sarò eletto».
Passando al calcio, cosa pensa di questo Napoli dei record? «Prima della sosta per i mondiali avevo detto che avrebbe vinto lo scudetto con 15-20 punti di vantaggio perché è la squadra più forte, organizzata, che ha dei valori tecnici e umani superiori agli altri. Non mi sono sbagliato, il Napoli è di un’altra categoria in questo campionato mentre le altre squadre si equivalgono. Ha un gioco molto intenso, perfetto per il calcio europeo e per la Champions e i risultati si sono visti».
In vista del ritorno di Champions con il Milan di martedì, è ottimista? «Sono positivo di natura. Si può battere anche il Milan, le partite cambiano per episodi. Quella persa in campionato non la prendo nemmeno in considerazione, loro avevano motivazioni che il Napoli non aveva. In Champions gli azzurri hanno fatto vedere altro, anche quando sono rimasti in dieci uomini. La squadra non è mai stata superficiale in nessuna partita e in ogni momento della stagione e ciò è merito del presidente, di Giuntoli che ha scelto i giocatori e di Spalletti che gli ha fatto credere che possono arrivare a qualsiasi risultato. I ragazzi sono stati fenomenali, si sono imposti su tutti i campi con gioco e sfrontatezza».
Che differenza c’è tra questo Napoli e quello del primo scudetto? «Che noi avevamo Maradona. Solo questa è la differenza. Avevamo Diego in squadra e ci sembrava tutto più bello. Non succederà più che il più grande calciatore di tutti i tempi possa giocare in una squadra italiana e addirittura a Napoli. È stato fantastico, un onore e un orgoglio avere la fortuna solo di stargli accanto. Tutti noi ex compagni lo diciamo, solo pochi possono dire di aver giocato con lui e io sono uno di quelli. Diego è immortale, ci ha fatto capire che potevamo vincere subito quando noi non ci credevamo. Lo disse il primo giorno e noi lo prendemmo con scetticismo visto che il Napoli lottava per non retrocedere. È stato un sogno averlo come amico. Io l’ho vissuto per 30 anni, sono quello che lo ha vissuto nell’intimità fuori dallo spogliatoio. Abbiamo fatto due vite totalmente diverse, ma eravamo molto uniti. Prima di morire voleva venire a Cesenatico e dormire a casa mia, Claudia me l’ha detto solo adesso. A casa mia siamo stati i soli ad avergli aperto la porta quando tutti gliela chiudevano».
Fonte: Il Mattino