Ndombele si racconta a SoFoot: tra l’amore mai sbocciato con Conte e la serenità ritrovata al Napoli

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Niente è per sempre: però, in fin dei conti, rispetto all’eternità, cosa volete che siano tre anni e nove mesi o, per la precisione, 1374 giorni!? Quando il due luglio del 2019 Tanguy Ndombele venne ceduto dal Lione al Tottenham, il tintinnio dei pounds s’avverti dalla Francia alla Gran Bretagna, ma anche oltre: d’altro canto, provate a immaginare mentre rotolano – mica sull’erba – sessantadue milioni di euro e altri dieci, i cosiddetti bonus (poi irrealizzati) sono pronti per essere immessi in banca. E però andò così, un affare, certo, per chi vendette, per chi acquistò, perché a quel tempo, nella narrazione, Ndombele, ventitrenne, aveva un suo fascino, eccome. Uno che debutta in Nazionale, entrando al posto di Pogba, ha già un’etichetta o semmai un’investitura con la quale andarsene a spasso per il centrocampo: e invece, incredibile ma vero, gli dicevano altro. «Che fossi svogliato. Ma è dai tempi della scuola che me lo dicono».

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Sarà per quella andatura ciondolante, quella corporatura imponente, quell’aria un po’ disfatta di chi sa di poter riafferrare il tempo, però quella cascata di danaro s’è andata smarrendo: tre anni a Londra, uno di nuovo al Lione perché non si sa mai, vuoi vedere che l’aria di casa, e adesso questa Napoli che gli ha restituito la serenità, forse anche la tranquillità ma non ancora le certezze di quell’epoca che pare lontana ed invece è vicina nel racconto a SoFoot. «Io qui sono felice, con Conte non c’era scelta ma finii ai margini». Milletrentatré minuti nel Napoli, non tantissimi ma neppure pochissimi perché non basta essere costati sessantadue milioni di euro per riuscire a strappare il posto ad Anguissa o a Lobotka o a Zielinski: però lui c’è, è il primo o il secondo cambio di Spalletti, e comunque ha una sua collocazione che lo fa entrare anche nei ballottaggi per la sfida di stasera, a Lecce.
Dentro o fuori, come spesso in questi otto mesi, comunque densi di Ndombele (34 presenze, due gol, un assist), costato cinquecentomila euro per tenerselo in prestito e poi rivedersi nel giugno del 2023 e riparlarne: «Non so quale sarà il mio futuro, tanti tifosi del Tottenham mi chiedono di tornare ma lo decideranno i club e il Napoli ha una opzione per l’acquisto. Non mi pesa essere in prestito qui, ma a volte vedo che i calciatori sono trattati più come merce che come persone».

 

Accadde proprio tutto all’improvviso, praticamente ultimo giorno di mercato, il suo acquisto era stato «secretato», neanche una voce, e pure Ndombele lo scoprì tardi: «Onestamente, non sapevo molto della città. Onestamente non avevo mai vissuto un’atmosfera del genere. Quando esco per strada, se vado in un ristorante, la gente mi salta addosso. È impossibile camminare. Diciamo che ero abituato a posti più posati». E anche più rassicuranti, maledizione, perché poi le voci che corrono e certi episodi restano: «Avevo un bellissimo orologio quando sono arrivato e i miei compagni mi hanno avvertito: “qui siamo a Napoli”. L’ho rimandato in Francia. Ma finora non ho avuto problemi». Solo gioie (part-time).

 

Fonte: Corriere dello Sport 

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