Schwoch: “Mi piacerebbe vedere un Maradona colmo di bandiere e d’azzurro”

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A “1 Football Club”, programma radiofonico è intervenuto Stefan Schwoch, cronista di Dazn ed ex calciatore, tra le altre, di Vicenza e Napoli.
Un commento sulle parole di Spalletti in conferenza?
“Spalletti è un ottimo allenatore, ed anche motivatore. Sa pesare benissimo le proprie parole, e quanto esse possano contare per i suoi ragazzi. Ha detto di non aver mai visto una simile intensità negli allenamenti di altre squadre. Ci credo poco, essendo Luciano tecnico che pretende sempre molto. Gli stimoli in campionato è naturale possano venire un po’ meno. Condivido, invece quando dice che la spinta del Maradona può fare la differenza, anche se non dubito che i tifosi, soprattutto nelle gare di Champions, sapranno fornire l’apporto che a Napoli non è mai mancato”. 
Quanto ha inciso l’assenza, oltre di Osimhen, anche di Raspadori?
“E’ un giocatore meno prevedibile rispetto al Cholito, anche se l’argentino garantisce un peso maggiore rispetto a Raspadori. Nessuno dei due, naturalmente, è Osimhen. Il nigeriano consente fisicità e profondità, e forse ha raggiunto lo step definitivo nella sua carriera. Siamo in un momento chiave della stagione, e da calciatore posso garantirvi che il divario in classifica è tale da non poter più essere colmato. Simeone saprà farsi trovare pronto anche ora, come dimostrato in autunno”. 
Chi preferisce tra Leao e Kvaratskhelia?
Sono due giocatori che potranno crescere ancora molto. Leao ritengo sia più bravo in campo aperto, mentre Kvara nello stretto. Il georgiano, come testimoniato dai numeri, mi sembra più incline al fraseggio, ed all’assist. Entrambi amano giocare piedi sulla linea. Sono due top player che, quando messi in condizione, possono fare la differenza”. 
Crede che i cambi, se eccessivi, possano essere controproducenti nella partita di Lecce?
“Non credo. Il Napoli non ha più il problema di dover vincere lo Scudetto. Il tricolore è già azzurro. Il vero obiettivo sarà arrivare con le giuste energie alla doppia sfida di Champions, e qualche eventuale cambio contro il Lecce non credo potrà inficiare una partita che, con il dovuto rispetto, è già indirizzata in favore dei partenopei. In Salento sarà un’occasione di far rifiatare qualche giocatore”. 
Crede che Raspadori sia migliorato nella sua esperienza a Napoli?
“Anzitutto è un giocatore molto imprevedibile. Dalle prime esperienze a Reggio Emilia ha sempre portato qualche miglioramento nel suo bagaglio tecnico. Con Spalletti, inoltre, è migliorato sia nei movimenti che, soprattutto, nella continuità di partecipazione e coinvolgimento alla manovra”.
A cosa imputa il crollo invernale del Milan?
“Credo che l’assenza di Maignan possa aver inciso. Parliamo di un portiere che offre garanzie sia tra i pali che in impostazione. Il Mondiale, inoltre, può aver lasciato delle scorie, soprattutto in uomini chiave come Theo. Momenti in cui si perde contatto possono capitare, soprattutto quando la capolista non accenna a pause. Difatti, il ritmo incredibile degli azzurri ritengo abbia inciso in modo significativo nell’incostanza delle inseguitrici”. 
Sulla polemica del tifo, crede che tifare sia una priorità, anche a prescindere da eventuali proteste?
“Direi di sì. È anche vero che, i tifosi, hanno a disposizione soltanto i novanta minuti della partita per poter far sentire la propria voce. Tuttavia, l’eccesso è sempre da condannare. Si può scegliere di non tifare, ma senza cadere nella violenza. È fondamentale trovare un punto d’incontro, per far sì che lo stadio non sia un teatro. Mi piacerebbe vedere un Maradona colmo di bandiere e d’azzurro”. 
Trova la questione razzismo peggiorata da quando era calciatore?
“La problematica, quando giocavo, sembrava essere meno pervasiva. Non ricordo episodi eclatanti da giocatore. Noto, dunque, un peggioramento. È un problema sociale che va al di là del calcio, e che continuiamo a portarci dietro. Più che le bandiere, dagli stadi eliminerei il razzismo”. 

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