Inchiesta Prisma, non finiscono i guai per la Juventus: indagine FIGC sull’affare Orsolini
I documenti trasmessi dalla Procura di Torino ai colleghi delle sedi in cui sono ubicate le società coinvolte in affari sospetti con la Juventus stanno portando, di fatto, all’allargamento dell’inchiesta Prisma. La magistratura di Cagliari, alcuni giorni fa, ha aperto un fascicolo sull’operazione che portò nel luglio del 2018 Alberto Cerri in rossoblù in prestito con obbligo di riscatto per 9 milioni di euro. Ora è il turno di un altro trasferimento, quello che si concretizzò tra il gennaio 2018 e il giugno 2019 con il passaggio di Riccardo Orsolini dai bianconeri al Bologna per 15 milioni. E sul quale hanno iniziato a indagare sia la Procura di Bologna che la Procura federale, con tanto di ispettori inviati a Casteldebole.
Side letter Tutto nascerebbe dal ritrovamento di una carta, mai depositata in Lega o Figc, con cui la Juve avrebbe potuto far valere una sorta di diritto di recompra per 26 milioni nel luglio 2020 e 30 milioni un anno dopo. Al Bologna si dicono tranquilli: si tratterebbe semplicemente di un foglio non firmato e privo di valore legale. Una versione simile a quella della Juve, che nella relazione semestrale approvata ieri parla di documenti non ufficiali e irrilevanti sia penalmente che sportivamente.
In sostanza, il sospetto degli inquirenti su di un accordo sotto banco per favorire il club bianconero non avrebbe senso di esistere, perché i memorandum e i documenti contestati dalla Procura non avrebbero valore giuridico e per questo motivo non sono stati nemmeno resi noti agli organi calcistici. Nella side letter, la Juve, oltre a un diritto di recompra (già estinto), avrebbe fatto inserire anche la possibilità di pareggiare ogni offerta futura in caso di addio del giocatore al Bologna. Un’eventualità che, tra l’altro, sinora non si è ancora verificata.
Fonte: La Gazzetta dello Sport