Si chiamano scelte di vita e, a volte, lo sono per davvero, e non nascondono neppure un filo di retorica. E in un contratto, sembrerà strano, spesso c’è pure il sentimento. Quando Stanislav Lobotka uscirà di scena, e poi si vedrà, il suo tempo sarà stato scandito dalla sua Napoli, la città che sembrava perduta e che invece ha magicamente ritrovato, proprio prima di staccarsene: stavolta, e dopo una serie di soffiate che sembravano volesse annunciare l’evento, ha firmato, lo ha fatto e si è pure lasciato fotografare con Cristiano Giuntoli, non soltanto il direttore sportivo che lo ha voluto ma pure quello che lo ha difeso nella tormenta di questi diciotto mesi da incubo.
ACCORDO. E’ fatta, senza se e senza ma, per quattro anni ancora, dunque fino al 2027, e poi, se le cose non saranno cambiate, perché può succedere, il Napoli procederà ad esercitare il diritto di opzione che si è riservato fino al 2028. I soldi sono un dettaglio, ovviamente: però Lobotka ha visto chiaramente crescere il proprio ingaggio che passa da un milione e seicentomila euro a due milioni e mezzo, con una serie di bonus a più voci, come da tendenza del Napoli di De Laurentiis.
LA PROMESSA. Ma Lobotka l’aveva detto, martedì, sul Corriere dello Sport-Stadio, che non aveva altro per la testa: Napoli, forever («diciamo che sul contratto siamo a buon punto, stiamo chiacchierando ed è chiaro che io voglio restare qua e senza ombra di dubbio») e così sarà, perché poi, semmai, a trentadue (o a trentatré anni) una carriera avrà dato e ottenuto il massimo. Lobotka è arrivato nel gennaio del 2020, venti milioni di euro al Celta Vigo per avere un centrocampista “benedetto” da Hamsik, suo capitano in Nazionale («è fortissimo») e diventato uno degli elementi di frizione tra De Laurentiis e Giuntoli, nel 2021. Con Gattuso, la panchina e la tribuna diventano l’habitat naturale di un centrocampista che va in sofferenza, gioca poco nella prima stagione (818′) e ha sempre meno spazio nella seconda (527′), va in crisi d’identità, ha voglia di emigrare («ci ho pensato») e poi deve anche fare i conti con la sorte, che per due volte lo manda in sala operatoria per interventi alle tonsille. Diventa il gordo, per Napoli, che neppure lontanamente può immaginare cosa si nasconda in quel calciatore del quale ora è innamorato perso.
CIAK, CHE LUCE. Il Napoli è (spesso) Lobotka, nelle sue giocate geniali, nella capacità di orientare le partite attraverso una regia sontuosa, che sfugge quasi sempre alle gabbie, che l’ha elevato a star di una squadra incapace di fare a meno del proprio play maker, ora moderno e ora classico, un calciatore fuori dagli schemi. Mica lo chiamano Iniesta così, per caso!
Fonte: CdS