Delio Rossi: “De Laurentiis mi voleva al Napoli, rifiutai soltanto per un motivo”

0

Delio Rossi, allenatore fra le altre di Lazio, Atalanta e Salernitana, ha parlato a Santo Catenaccio podcast condotto da Alberto Caccia e Michelangelo Freda. Queste alcune sue dichiarazioni:

Factory della Comunicazione

“Questo è un campionato post-pandemia e post-mondiale che non sta regalando molto dal punto di vista tecnico, Napoli a parte ovviamente. A mio avviso la Serie A lascia molto a desiderare anche quando ci sono grandi risultati. Napoli ammazza-campionato? Onestamente in sede di pronostico gli azzurri li mettevo fra le prime quattro e con le sole Inter e Juventus a giocarsi lo Scudetto, invece così non è stato. Gli azzurri, al di là dei grandi meriti, forse sono stati favoriti un po’ da questo campionato anormale per gli aspetti che dicevo prima.

Io vicino al Napoli in passato? assolutamente sì – confessa Delio Rossi – c’è stata la possibilità col primo De Laurentiis, ai tempi della Serie C. All’epoca però avevo appena vinto il campionato di Serie B con il Lecce. C’era il richiamo di questa grandissima squadra di blasone ma nel contempo avevo l’occasione di allenare per la seconda volta in Serie A dopo anni e con una squadra che avevo costruito con 7 calciatori provenienti dalla Primavera. Sinceramente non me la sono sentita di accettare l’offerta di Aurelio De Laurentiis ma esclusivamente per questo motivo.

Zeman a 76 anni ancora in panchina a Pescara? Può dare ancora tanto, è un Maestro. I tecnici li divido in tre categorie: gli allenatori maestri come Zeman, Sacchi e paradossalmente Sarri, poi vi sono allenatori intermedi come Ancelotti e Allegri, e allenatori gestori come Zidane o un CT di una Nazionale. Zeman è uno di quegli allenatori-maestro che sa dare imprinting alla squadra sempre e comunque. Il boemo sa anche insegnare ad ogni singolo calciatore, non tutti lo sanno fare. Riuscirà anche stavolta a lasciare il segno.

I miei inizi con la Salernitana? Arrivai a Salerno nel 1993 catapultato da Pasquale Casillo che aveva tre squadre (anche Foggia e Bologna. ndr) e non se la stava passando benissimo finanziariamente. Furono venduti tutti i migliori calciatori, nel frattempo cercava un compratore e serviva uno che allenava i calciatori rimasti. Dovevo restare un mese in attesa di un acquirente per il club, e invece si formò un gruppo composto anche da tanti Primavera che allenavo al Foggia.
Gara dopo gara si vinceva e alla fine conquistammo la promozione in B, passando dai play-off con la finale di Napoli contro la Juve Stabia. Quella gara è stata il mio sliding-doors? sì, anche perchè perdere quella gara significava sparizione del club e portare i libri in tribunale, e poi vincere ha significato non tornare più indietro per me. Quando si vince è così, per tuo volere e anche per quello degli altri che non ti fanno tornare più indietro.

La semifinale-playoff giocata contro l’Avellino con il Bologna nel 2015? quella era una situazione particolare per me, subentrai sul finale di stagione perchè i rossoblu non riuscirono a vincere il campionato nella fase regolare ed erano quinti. Era un ambiente molto deluso, a differenza degli irpini che erano carichi e in quella stagione giocavano molto bene. Credo che riuscimmo a vincere quella semifinale grazie ad una maggiore esperienza, onestamente l’Avellino forse meritava qualcosina in più in quella doppia sfida contro di noi.

Cosa fa oggi Delio Rossi? aspetta, osserva, studia. Il calcio non è cambiato, il campo è sempre 105×68, si gioca sempre 11 contro 11, e al di là delle narrazioni per ogni mister parla la propria storia. Rispetto tutti quelli che vincono anche con idee totalmente opposte alle mie, perchè significa che c’è qualità e lavoro, sia ben chiaro. Ad oggi credo che probabilmente sarei adatto ad allenare determinate squadre rispetto ad altre. Voglio continuare quello che ho sempre fatto, quello che so fare e quello che continuerò a fare non appena mi sarà data possibilità. Non ho agenti, non ho procuratori, ho sempre trattato sotto ogni aspetto personalmente con le società. Il calcio non è cambiato così tanto rispetto a quanto si dice, anzi forse c’è un ritorno al passato dal punto di vista tattico”.

 

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.