Cosa manca a Jannik Sinner per confermarsi stabilmente in top ten?
Definire cosa manca al tennista italiano per raggiungere stabilmente la Top 10 del tennis mondiale
non è affatto facile, ma proveremo a fare un’analisi approfondita delle recenti prestazioni di Jannik
Sinner e dei futuri impegni che dovrà affrontare. A tal proposito, per scommettere sulle prossime
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L’azzurro ha recentemente dimostrato di giocarsela alla pari con chiunque, arrendendosi solo al
quinto set nei tornei dello Slam. È successo a Wimbledon contro Djokovic; agli US Open contro
Alcaraz; e agli Australian Open contro Tritsipas. In alcuni casi ha “rischiato” anche di vincere. Contro
Novak si è trovato in vantaggio per 2-0 e contro Alcaraz ha mancato un match-point. Con Tsitsipas ha
mostrato grande forza, rimontando un 0-2. Purtroppo, però, non riesce ad andare oltre. A trovare
quella continuità di risultati che servirebbe per la conferma.
C’è da dire che i miglioramenti di Jannik Sinner si sono visti. Soprattutto con il cambio di tecnico,
voluta dallo stesso tennista, dopo la disfatta contro Tsitsipas ai quarti degli Australian Open dello
scorso anno. Simone Vagnozzi, ex tennista e già allenatore di Marco Cecchinato e Stefano Travaglia,
ha preso sotto la sua ala Sinner il 18 febbraio 2022, affiancato a giugno da Darren Cahill, tecnico ed
ex tennista australiano. I due hanno lavorato in sinergia per consentire all’altoatesino di colmare i
gap tecnici e non solo.
Sinner è migliorato sotto tanti punti di vista, e si vede. La classifica attuale (13°) non rende giustizia
alle potenzialità del classe 2001 di San Candido, che potrebbe arrivare molto più in alto. Ciò che fa la
differenza a questi livelli è la continuità nel rendimento, a prescindere dall’avversario che si trova ad
affrontare. Sinner, data anche la giovane età, è spesso vittima di alti e bassi che non gli consentono
di trovare la stabilità e la continuità di rendimento che necessita per confermarsi. Detto in altri
termini, manca di concentrazione.
Un’altra caratteristica sulla quale dovrebbe lavorare è il cinismo nei momenti chiave. Quando si trova
a poter dare il colpo di grazia all’avversario allenta la pressione e lascia spazio a possibili recuperi. Lo
ha dimostrato più volte, e questo potrebbe essere conseguenza di un atteggiamento volto più alla
rimonta che non all’attacco. Sinner si trova “a suo agio” nelle situazioni difficili, quando deve
rimontare. In quelle occasioni non ce n’è per nessuno. Riesce a tirare fuori un’energia stupefacente,
e questa potrebbe diventare un’arma molto forte nell’arco della sua carriera, ma dovrebbe
migliorare anche nell’assestare il colpo del ko.
Anche per quanto riguarda “l’ingresso in campo” c’è da migliorare. L’azzurro ha un motore diesel che
lo vede su di giri troppo in ritardo rispetto agli avversari, che approfittano così per prendersi i primi
vantaggi iniziali. Questa peculiarità di ritrovarsi sempre in svantaggio va a braccetto con la capacità di
esaltarsi nelle difficoltà, ma non si concilia con le prestazioni da top player al quale ambisce. Che sia
emozione, ansia o studio dell’avversario non è dato saperlo, fatto sta che sembra più una questione
mentale che non tecnica, alla quale Vagnozzi dovrà trovare un rimedio quanto prima.
Infine, il servizio. A questi livelli ogni fondamentale conta, e il suo non è proprio dei migliori. Contro
Tistsipas ha perso la battuta nel primo e nel secondo set per due volte. Sono errori che non si può
permettere. In più, perde questo fondamentale proprio quando ce ne sarebbe più bisogno, cioè nei
momenti di difficoltà. Che sia tutto legato all’aspetto psicologico appare chiaro. In ogni caratteristica
da noi elencata ci sarebbe da fare un lavoro prima di tutto mentale più che tecnico. Chissà, forse un
bravo mental coach riuscirebbe a supportare ulteriormente il lavoro sul campo dei due tecnici.
Comunque sia, le prospettive sembrano molto buone. Solo il tempo ci dirà se la strada intrapresa è
quella giusta. Noi ci auguriamo di sì.