Un esponente della Curva B del Napoli ha rilasciato un’intervista a Il Roma:
“Una piccola parte della Curva A e degli Ultras 72 si trovava in quello scontro e oltre al divieto di trasferta per due mesi è stata inflitta una punizione a questi gruppi. Gli è stato vietato di portare bandiere e striscioni negli incontri casalinghi per l’intero mese di febbraio e anche nell’ultima partita.
Essendo però loro tesserati sono potuti entrare lo stesso contro la Lazio mentre i gruppi ‘Area Nord’, ‘Area Sud’, ‘Secco Vive’ e ‘Fedayn’ sono rimasti fuori perché il Napoli ha voluto l’obbligatorietà della fidelity card e la tessera del tifoso. Cosa mai successa prima. Ecco che noi siamo rimasti all’esterno dello stadio senza poter sostenere i nostri colori.
In questo momento storico per la nostra città vorremmo avere la possibilità di accompagnare il Napoli verso lo scudetto con delle coreografie uniche nel suo genere. Le vediamo su altri campi e ci danniamo perché noi siamo nettamente primi in classifica e ci viene vietato. Vorremmo incontrare De Laurentiis per mezzora e spiegargli il desiderio di gruppi che stanno per vincere un titolo dopo anni di sacrificio, di ore passate davanti al tribunale fallimentare, di amarezze per due stagioni di Serie C, di trasferte lontane. Siamo stati sempre presenti.
Il Maradona in silenzio a chi giova? Non si possono portare bandiere, striscioni e poi i laziali vengono da noi e lanciano petardi e fumogeni ferendo un ragazzo nel settore inferiore della Curva A. Siamo a caccia di un riscatto sportivo e anche sociale ed è giusto che esprimiamo la nostra fantasia. Stiamo raccogliendo ogni settimana delle quote minime per poter colorare il nostro stadio ma non è consentito. Arriviamo ai cancelli del campo e sembra Auschwitz. Vogliamo scrivere la storia assieme a questa squadra. Ce lo meritiamo per noi viviamo per la maglia azzurra. Perché accontentarsi di una sola festa quando ne possiamo fare tante nelle sfide casalinghe che mancano?”.