A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Giuseppe Iachini, ex allenatore, tra le altre, di Fiorentina, Parma e Sassuolo. Di seguito, un estratto:
Quanto contano le innovazioni tattiche degli allenatori? “I moduli possono essere giusti o sbagliati, ciò che conta sono le qualità dei calciatori. Il compito dell’allenatore è quello di essere un buon sarto, e di mettere i suoi giocatori nelle giuste condizioni per esprimersi al meglio. Il Napoli, che sembrava essersi indebolito, è stata una squadra che ha vissuto uno sviluppo importante, grazie anche alla gestione di Spalletti. Luciano sta mettendo la sua impronta sul percorso eccezionale degli azzurri”
Quanto è importante la disponibilità di calciatori pronti a migliorarsi? “Oggi i calciatori vengono curati e seguiti sotto tutti i punti di vista, sia atletici che tecnici ed alimentari. Gli staff tecnici possono mettere a disposizione tutte le nozioni necessarie, dalla tattica di reparto a quella individuale, al fine di metterli nelle condizioni di esprimersi in modo ottimale. I calciatori, poi, sono atleti appassionati del proprio lavoro, che si nutrono della preparazione settimanale. Ciò consente ad essi di applicare quanto studiato in allenamento, e di effettuare prestazioni ottimali che, a tal riguardo, soddisfano anche i propri allenatori”
Cosa ti ha colpito di Raspadori? “Mi è capitato di valorizzare tanti calciatori. Tra questi anche Campagnaro, che mi venne presentato come giocatore offensivo, ma che decisi di impiegare in difesa. Ho allenato tanti talenti, come Dybala, Traorè, Politano e Vasquez. Intravedi in loro delle qualità che a volte possono indurti a cambiargli ruolo, è un aspetto che fa parte del nostro lavoro. Accade spesso di intravedere una prospettiva nel giovane atleta che richiede anche un lavoro tattico al fine di consentirgli di valorizzarne le qualità. Mi è capitato di osservare le partite delle giovanili al fine di promuoverne qualcuno in squadra maggiore. In una di queste occasioni decisi di portare Raspadori in prima squadra. All’epoca giocava esterno, e lasciava intravedere già una grande mentalità e cultura del lavoro, sembrava avesse dieci anni in più di quelli che aveva. Dotato di grande tecnica, optai per spostarlo centralmente. Fa piacere vedere il progresso e la crescita di alcuni dei giovani con cui hai lavorato”