EuroNapoli – Spalletti ha modellato una squadra con i segni particolari delle grandi di Champions
Offensiva, verticale e spettacolare anche in campionato
E ancora non abbiamo visto City, Real Madrid e Liverpool. Ma già Bayern, Borussia, Psg, Chelsea e il sorprendente Benfica dal movimentismo impressionante hanno spiegato che la Champions “dentro o fuori” resta il vero torneo di spettacolo, velocità, gioco offensivo, contro-pressing, ripartenze letali. Gestione, questa sconosciuta. Anche il Milan, ispirato forse dalla musichetta, ha ritrovato principi e coraggio mancati negli ultimi tempi. Martedì toccherà al Napoli, la più bella della fase a gruppi con City e Bayern, anche perché la più europea nei modelli e nell’interpretazione. Nella squadra di Spalletti, aspirante big, si vedono segni caratteristici delle big di Champions.
LA TATTICA Sistema? No, spazi Guardiola docet
In questi casi c’è il rischio che lo snobismo prenda un po’ il sopravvento. Se però il visionario Guardiola spiega che «lo spazio è il centravanti» spalanca inevitabilmente nuovi orizzonti nell’analisi del gioco. Spalletti è stato uno dei primi a sintonizzarsi, estremizzando forse il concetto: «I sistemi non esistono più nel calcio, ormai è tutta una questione di spazi lasciati dagli avversari. Devi essere veloce per individuarli e conoscere il momento giusto per colpire, devi avere il coraggio di fare la mossa anche se pressato». Il Napoli lo fa a suo modo: non ha le percentuali di possesso del City (51% contro 65% ), pressa alto, tocca quasi la metà dei palloni, ma segna di più (20 a 14). Probabilmente sfrutta meglio il sistema “spazio” nella dimensione del suo mobilissimo 4-3-3. Ci perdoni Spalletti: i sistemi esistono e la prova sono i subentranti che, con le dita, comunicano ai compagni la nuova sistemazione. Solo che oggi la tattica è contaminata da psicologia e sociologia.
LE FASCE Due terzini-attaccanti modello Liverpool
Una delle chiavi del grande Liverpool di Klopp (tre finali, una vinta) era il contributo offensivo dei laterali bassi. Alexander-Arnold a destra e Robertson a sinistra hanno reinventato il ruolo dei terzini, diventando attaccanti, registi, mezzali, uomini-cross. I più simili sono Di Lorenzo e Mario Rui, stabilmente ali aggiunte: giocano in sintonia con Politano (o Lozano) e Kvara, propongono affondi, sovrapposizioni e triangoli nello stretto che saltano difese schierate in blocco. Il Liverpool era la squadra verticale per definizione: tra le difficoltà di oggi c’è anche il calo dei due satanassi. Questo Napoli è molto vicino per struttura tattica, con un tridente molto offensivo, i due esterni alti e una mediana a tre.
IL PLAY Lobotka centro di gravità come Kimmich-Bayern
Una mediana a tre, quella di Spalletti, diretta da Lobotka, forse il giocatore cresciuto di più negli ultimi anni. Il Napoli può rinunciare a Zielinski e Anguissa, ma non allo slovacco che svolge un lavoro impressionante di impostazione bassa e protezione della palla in movimento, con visione di gioco e agonismo da marcatore. Secondo Sacchi, il giocatore di riferimento è Kimmich, l’indispensabile di Bayern e Germania. Nagelsmann fa girare gli esterni, alterna le ali, s’inventa soluzioni per il centravanti, ma non rinuncia mai a Kimmich che tocca il doppio dei palloni di Goretzka, il mediano al suo fianco, più estemporaneo e di posizione. Il gioco si sviluppa con Kimmich al quale tutti consegnano la palla come a Lobotka: tocca meno palloni del tedesco in proporzione al minor numero di tocchi di squadra.
LE RIPARTENZE La velocità del Borussia letale in campo aperto
Il gol del Borussia al Chelsea è stato un capolavoro di contropiede. Difesa compatta, rilancio a occhi chiusi e partenza irresistibile di Adeyemi: un’azione che avrebbe potuto benissimo compiere Kvara con la sua corsa meno leggera ma più potente. Il Borussia è una delle squadre che meglio praticano ripartenze scientifiche. Ma negli spazi il Napoli è altrettanto temibile: contrattacca in massa con una manovra avvolgente, ha Osimhen dentro il gioco e bravo a dettare l’appoggio per poi partire, e va in verticale come pochi.
A cura di Fabio Licari (Fonte e grafico Gazzetta dello Sport)