A Napoli, i ragazzi della generazione Z, non hanno visto Maradona, ma vivono nel suo ricordo. Ora stanno vivendo una stagione “vincente”. «Non ho visto Maradona, ma Kvaratskhelia», potrebbe essere il sottotitolo per loro. Ferdinando Salzano, 18 anni, va allo stadio e sul podio delle sue partite dell’anno ci mette un po’ di serie A e un po’ di Champions. «Il 5-1 contro la Juventus e il 4-1 contro il Liverpool sono state partite assurde. Eravamo sbalorditi: ci guardavamo in faccia senza capire costa stesse succedendo». Ha 18 anni anche Mario Sapio, che studia giurisprudenza e vive di pallone. «Non mi nascondo: sto vivendo un sogno. Un sogno che si deve ancora realizzare». Mario è scaramantico e allora non vuole dire la parola Scudetto, ma sotto sotto la sogna. Riccardo Tuccillo e Matteo Verde sono due amici inseparabili e tifosi sfegatati. Approfittando di una pausa dagli studi di medicina sono partiti alla volta di Milano per Milan-Napoli dello scorso settembre. «È stata un’emozione fortissima che porterò sempre nel cuore. Espugnare uno stadio storico come San Siro, contro i campioni d’Italia, ha dato a tutta la squadra la consapevolezza della propria forza», racconta Riccardo. «Dopo l’1-1 ricordo il silenzio più totale da parte di noi tifosi napoletani», aggiunge Matteo. «Ma proprio quel Simeone ci aveva strappato il sogno nel 2018, ci ha regalato quella gioia immensa con il gol del 2-1 a San Siro». Sono nati negli anni 2000 e non hanno mai visto giocare Maradona «Dal vivo», specifica con forza Ferdinando. Maradona vive nelle loro menti e nei loro cuori grazie ai racconti di genitori e nonni: ma di chi racconteranno ai loro figli? «Kvara è il nostro Maradona. Perché è un ragazzo che si sa imporre e sa dimostrare le sue qualità con il carattere», aggiungono sempre in coro. Per Mario Sapio, invece, c’è un altro Maradona nel Napoli. «È Spalletti, perché riesce a inventare cose geniali proprio come faceva Maradona, cose che nessuno poteva immaginare. Quel Napoli giocava bene perché c’era Diego, questo Napoli gioca bene perché c’è Spalletti in panchina».
da Il Mattino