B. Giordano ai microfoni del CdS: “Osimhen? Gli hanno addolcito gli spigoli e la personalità”
L’ex bomber azzurro incorona Osimhen
Dalla Ma. Gi. Ca. alla magìa è una vita e dentro ci sono trentasei anni attraversati alla periferia d’un sogno: Maradona, Giordano e Carnevale, prima che arrivasse Careca, e fu delirio, fa apoteosi e fu follia. Ci sono generazioni che hanno vissuto quel tempo su youtube, o nel racconto dei papà, e che conoscono le emozioni plastiche in differita, non quelle in diretta di quest’epoca vibrante che trascina a scavare nei ricordi.
Potere di una maglia, Giordano: da un nove, il suo, con quei piedi dei quali bisognava innamorarsi davvero, a Osimhen, che ormai s’è preso Napoli. «Parliamo del calciatore più importante del campionato italiano, probabilmente – anzi sicuramente – il più forte. Decisivo come sa esserlo nessuno e sempre proiettato oltre».
Sembra un altro rispetto a qualche tempo fa. «È cambiato e si vede a occhio nudo. E questo è uno dei grandi meriti che vanno riconosciuti a Spalletti e al suo staff. L’hanno migliorato tecnicamente e pure caratterialmente, gli sono stati addolciti gli spigoli e la personalità. Ora è dentro la partita ed è nella squadra, non gioca per sé ma per gli altri, torna, va a cucire la manovra, la finalizza con la fame di chi vuole vincere».
La classifica è un inno alla gioia. «Il Napoli sta per riscrivere la Storia, senza se e senza ma. Sta dominando dalla prima giornata, sta demolendo qualsiasi speranza: siamo andati alla sosta con qualcuno che ne immaginava prima o poi un crollo; siamo tornati e le distanze si sono dilatate. Le altre inciampano e Spalletti ha provveduto ad allungare. Io non so se possa esserci una crisi, può darsi anche di sì, ma fatico a notare cenni di cedimento. Anche a Salerno, gestione della partita, dopo averla messa in sicurezza».
Osimhen sta a tredici in serie A, quattordici inserendoci la Champions.
«Ha una media terrificante, rileggendo i minuti che ha giocato e le gare che ha saltato. Ha capito quale sia il suo ruolo, quali siano le responsabilità da caricarsi sulle spalle: le ha prese e le ha tenute tutte per sè. Non ha paura, trasmette positività e un’allegria che alleggerisce la pressione. E poi sa sempre dove stare: ora quel tap in all’Arechi sarà sembrato semplice, ma è lui che rende facile le cose anche problematiche. La palla schizza sul palo, ti arriva addosso a velocità rilevante: lui si stacca dall’uomo, si tiene lo spazio e lo occupa e poi doma la traiettoria».
È un predestinato o ha limiti che potrebbero frenarlo? «Mi sembra appena un filo dietro i più grandi d’Europa. Gli altri si portano le esperienze in tornei più autorevoli, come lo sono Premier, Liga e Bundesliga. Lui questo respiro internazionale può guadagnarselo andando a giocare altrove oppure imponendosi con il Napoli. Ora tornerà la Champions, saranno esami per imporsi ulteriormente. I margini di miglioramento mi sembrano giganteschi e l’evoluzione più recente testimonia la sua voglia di affermarsi. Diventerà una stella».
Per fisicità e anche per la sua natura, sembra poco paragonabile. «È diverso dagli altri, può indirizzare una partita con uno scatto. A Salerno, quasi rimanendo normale, ha segnato un gol, un altro gli è stato annullato per questione di centimetri, e per due volte Ochoa ha dovuto superarsi. A me queste statistiche sembra appartengano ad un attaccante fuori concorso».
Al quale ha fatto bene la concorrenza. «Sono stati bravi tutti, davvero, perché sentire alle proprie spalle la presenza di Raspadori e Simeone ne ha alimentato ulteriormente le motivazioni. È inutile fingere o mentire ma sapere che alle tue spalle non ci sono cambi all’altezza finisce, inevitabilmente, per attivare un perverso meccanismo psicologico che ti spinge ad accontentarti: Osimhen, nel periodo dell’assenza per infortunio, ha avuto modo di scoprire che Raspadori e Simeone segnavano e che quindi, non l’avesse fatto, l’avrebbero messo in discussione. Un po’ di pepe serve sempre».
Quanti gol ha nelle corse, Osimhen? «Ho controllato: segna ogni 96′. Mancano diciannove partite, le giocasse tutte potrebbero sfiorare o anche toccare quota trenta. Ma credo che a lui questo interessi sino a un certo punto: lui vuole lo scudetto. Lui e il Napoli lo vogliono. E mi sembra sia giusto che lo vincano».
Fonte: CdS