È un Leo Messi diverso, nuovo, più feroce ma che porta con sè come sempre la sua infinita classe e qualità, quello che stiamo ammirando in Qatar. Un mix di tecnica e personalità al servizio della Selección Argentina proiettata alle semifinali Mondiali contro la Croazia. Un Messi più vicino a Maradona come carisma e leadership, come sottolinea oggi in una lunga analisi sul 10 ex Barcellona l’edizione odierna del quotidiano La Repubblica:
“Ce l’ha fatta. Non si sa se purtroppo o per fortuna. Leo Messi si è maradonizzato”.Da padre di famiglia a padre della squadra. E della patria. Sbraita, urla, aggredisce, fa gesti, manda a quel paese tutti. «Scemo, che hai da guardare?», rivolto all’olandese Weghorst, che poi dirà: «Non ha voluto stringermi la mano». Messi che prende un cartellino (nono giallo dal 2005, oltre a due rossi) e litiga con l’arbitro spagnolo Lahoz con cui aveva già avuto problemi nella Liga per un’ammonizione (si era tolto la maglia per mostrare la 10 del Newell’s Old Boys e omaggiare Maradona). «La Fifa non può mettere un arbitro che non è all’altezza in una partita di questa importanza».
Vi ricorda qualcuno?
Messi che va davanti alla panchina dell’Olanda, per far capire a Van Gaal che ce l’ha proprio con lui. E si agita e fa sapere: «Van Gaal dice che gioca bene al calcio, ma poi fa fare solo lanci lunghi. Non ci ha portato rispetto». Non bastasse si mette anche le mani aperte sulle orecchie, ripetendo il gesto iconico di Riquelme, maltrattato da Van Gaal nel Barça 2002. Come a dire: non permetterti di parlare male di un argentino. Gesto che farann tutti i compagni, capitanati da Otamendi, passando davanti agli olandesi a terra, stremati e delusi”.