La svolta di Adl dalla paura all’espansione. Il bivio nell’estate 2021: tagli e addio a calciatori troppo cari
Strategia e risultati portano di nuovi gli investitori a farsi avanti
Il giorno in cui sembrava che il Napoli stesse evaporando, colpa della bolla, in realtà non segnava l’inizio della fine ma l’alba di un nuovo giorno: «Dobbiamo necessariamente tagliare, perché il club non fattura quanto spende. Non basterà vendere un giocatore. E andrebbero ceduti quei calciatori che hanno aumentato a dismisura i loro salari. Alcuni acquisti non li avrei dovuti fare e invece da ultra-ottimista quale sono ho investito troppo. E mentre lo facevo, c’era chi chiamava e diceva: c’è un contratto ma non lo possiamo rispettare». Il 30 giugno del 2021, poco prima che Luciano Spalletti si insediasse sulla panchina, Aurelio De Laurentiis mise la faccia nella prima, forse unica vera crisi attraversata da un club che non si è mai lanciato scriteriatamente in un viaggio nell’ignoto: ma quella volta, la seconda estate senza riuscire ad arrivare in Champions, dunque altri 50 milioni almeno bruciati, invece che urlare alla luna, sistemò il microfono, mise ordine nei propri pensieri e sistemò almeno dialetticamente i conti. «Vendere».
Quel Napoli rimase più o meno eguale a se stesso, ha dovuto aspettare altri dodici mesi ancora prima che andassero in scadenza i contratti di Insigne, di Mertens, di Ghoulam e di Ospina; e stavolta, estate 2022, a differenza che in passato, dinnanzi ad offerte vantaggiose – ma non indecenti – non ha vacillato: addio a Koulibaly e anche a Fabian Ruiz, per fare cassa e per rimettersi in gioco, investendo altrove.
OK , IL PREZZO è GIUSTO. Il monte-ingaggi ormai non si poteva più scalare, sarebbe servita energia fresca, nuova, possente, e il Napoli – che ormai aveva stipendi complessivi ben oltre i 110 milioni di euro – non aveva altra scelta da fare che tagliare. Aveva già cominciato a dicembre, con l’addio anticipato di Manolas (4,2) ma stavolta poteva incidere eccome e respirare: i 6 di Koulibaly, i 4,5 di Insigne, Mertens e Ghoulam, tutte cifre nette, che al lordo producevano un costo raddoppiato, sono spariti d’incanto e la cassa ha ricominciato a respirare, con quel 27% in meno di rateo annuale che ha riportato il club in una dimensione più idonea ai tempi.
VIVA LA GIOVENTU’ . Ma è successo anche altro, intanto, perché il mercato ha consentito al Napoli di ringiovanirsi, di ritrovarsi un esterno come Kvara (21 anni) e un attaccante come Raspadori (22 anni), un laterale difensivo come Olivera (25 anni) e un centrale come Kim (26 appena compiuti) in grado di rinfrescare la squadra, di proiettarla oltre quel limbo nel quale ormai c’era il rischio di soffocare e non solo economicamente.
LA SVOLTA. Al resto ci ha pensato Spalletti, con il suo calcio fosforescente: cinque vittorie in Champions League, poco meno di quindici milioni di euro, ai quali aggiungere gli incassi robusti e incoraggianti e un clima nuovo. 508 giorni dopo quel 30 giugno, c’è un‘altra vita, adesso (e comunque i soldi non sono tutto).
Fonte: CdS