In fin dei conti è bastato poco a Victor per conquistare i Globe Soccer Awards

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I Globe Soccer Awards, la vetrina del football che introduce a quel Mondiale nel quale gli toccherà ritrovarsi tra gli spettatori a distanza: ma in 2.368′ – cosa sono 2.368 minuti? – non soltanto s’è sbarazzato dell’illustre concorrenza ma ha lanciato un segnale. Vincere aiuta, ma non sempre. Victor Osimhen stavolta ha «ballato» da solo, non aveva neanche una piccolissima coppa da ostentare o un titolo da capocannoniere, un po’ come Gavi, vero – però vuoi mettere l’allure del Barça e tutto ciò che si dice sul predestinato? – e poi ne ha giocate così poche, alcune in condizioni fisiche ancora precarie… Ma 2.368 minuti, che messi assieme fanno ventisei partite e qualcosa, sono stati utili e sufficienti per adagiare il Globe Soccer Award nella bacheca in costruzione a Napoli, e spalancata attraverso diciotto gol complessivi (otto nella passata stagione, da gennaio in su; gli altri dieci, ovviamente, in questo trimestre – nove in campionato di cui è il capocannoniere) e pure sette assist, che saranno serviti ai compagni ma anche a se stesso, che è famelico, vorace ma pure altruista, un filantropo al quale la vita sta restituendo tutto ciò che gli ha tolto nell’infanzia difficile e inaccettabile di Lagos, piena di miseria e soprattutto di dolore. Fonte: CdS

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