Il Capitano dal ritiro: «Mancano ancora tante giornate, noi non molleremo. La forza? Il gruppo»

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Lo scudetto è un sogno da custodire con saggezza. Di Lorenzo, non solo in campo e nello spogliatoio, sembra il principale alleato di Spalletti. Undici vittorie di fila. Percorso netto o quasi. Otto punti di margine sul Milan, dieci sulla Juve, undici su Inter e Lazio. La fuga del Napoli andrà gestita scansando le illusioni. «Sarebbe un vantaggio importante a 10 giornate dal traguardo, invece ne mancano 24. Dobbiamo restare focalizzati sul nostro cammino, senza mollare di un centimetro. Cercheremo di andare avanti nello stesso modo quando ripartirà il campionato». Coverciano, per una volta, appendice della Serie A. Licenza consentita nella settimana della malinconia per il Mondiale fallito.

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Di Lorenzo non ha indicato concorrenti, tenendo a freno l’entusiasmo. «A Napoli sta succedendo qualcosa di incredibile, di inatteso. Nessuno lo avrebbe immaginato a inizio anno. Sarebbe un sogno vincere lo scudetto da capitano dopo Maradona, qualcosa che mi renderebbe felice, ma la stagione è lunga. Ci sono tantissime partite e diverse squadre in pochi punti, può succedere di tutto».

Neppure la sosta lo spaventa. «E’ stato un periodo intenso, con tante partite, può farci bene riposare. Perdere ritmo? No, non credo. La pausa ci sarà per tutte le squadre, non si fermerà solo il Napoli».

 

COMPATTEZZA. Si è capito perché Spalletti lo abbia eletto capitano dopo l’addio di Insigne. «Non ero il giocatore con più presenze o da più tempo a Napoli. Il mister e il gruppo hanno scelto di darmi la fascia. Ne sono orgoglioso, sto dando tutto me stesso per onorarla». Qualcosa è cambiato, non solo i valori tecnici spiegano la Grande Bellezza. Di Lorenzo conserva le chiavi dello spogliatoio senza trascurare il passato a cui in tanti pensano. Sembra naturale il paragone. «Non sono d’accordo e non esistevano primedonne, l’anno scorso nessuno dei miei compagni si sentiva più avanti rispetto agli altri. Quest’anno forse in campo ci sentiamo consapevoli. Il lavoro e il gruppo unito ci hanno permesso di raggiungere un rendimento così alto». Il tecnico del Napoli, rimescolando le carte, ha creato nuove dinamiche. Forse è l’interpretazione giusta. «Spalletti non è diverso rispetto all’anno scorso. Fa sentire tutti importanti, gioca chi merita, non guarda il nome che porti. Così ha alzato la concorrenza all’interno del gruppo». 

RIPARTENZA. Hanno fame, non si sentono arrivati, accettano le scelte. Dinamiche costruttive. Le stesse dell’Italia di Mancini all’Europeo. Così Di Lorenzo tenterà di allontanare la malinconia azzurra a Coverciano. Meret e Politano coinvolti nella missione. «Cercheremo di portare l’entusiasmo che ci sta accompagnando a Napoli per affrontare le due amichevoli con Albania e Austria nel modo giusto. Con l’avvicinarsi del Mondiale, aumenta il dispiacere per non esserci arrivati, ma non possiamo cambiare le cose».

Non spegnerà la tv. «Lo guarderò. Ora dobbiamo pensare a come ripartire».

Anche in questo caso Napoli indica una direzione. «Il lavoro aiuta. Abbiamo perso pedine importanti e stiamo facendo benissimo dopo essere ripartiti con i giovani. Spero che in Nazionale accada la stessa cosa. Mancini punta sui giovani, ha coraggio. A noi toccherà il compito di metterli nelle condizioni di esprimersi».

Il cammino in Champions ha destato sensazione. «Stiamo portando in Europa un bel calcio, certi risultati hanno dato risalto maggiore al nostro lavoro. L’augurio è che sia di buon auspicio per il movimento italiano».

Quattro anni fa, quando Mancini stava avviando il ciclo che avrebbe condotto gli azzurri sul tetto d’Europa, Di Lorenzo non faceva parte del gruppo. Ora pensare al Mondiale 2026 non significa spaventarsi. «Quando siamo stati estromessi da Russia 2018 non c’ero, ma siamo ripartiti con una voglia che ci ha portato a vincere l’Europeo. Adesso bisogna resettare e ripetersi. Gruppo nuovo. Come abbiamo visto, i risultati si raggiungono attraverso il lavoro». 

Fonte: CdS

 

 

 

 

 

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