Senti “ohhh” e sai che non sono i bambini di Povia, ma che ha toccato palla Kvaratskhelia. Allo stadio il suo tocco lo si percepisce, lo stupore sottolinea le sue giocate, amplifica le sue sterzate. Succede nell’ aria, succede al Maradona. Come succedeva con Maradona, appunto. Lo scrive Maurizio Nicita in un articolo pubblicato sull’edizione odierna della Gazzetta dello Sport.
«Kvaradona. Questo nomignolo-paragone non gli pesa. Ma qui non si tratta di paragonare il georgiano al grande Diego, unico e irripetibile. C’è però una cosa che può essere simile. A Napoli lo si percepisce nell’aria e anche prima della partita. Come ai tempi di Maradona, si va allo stadio per vedere come ci stupirà il nostro campione. C’è attesa per quanto potrà accadere. E gli “ohhh” di stupore che sottolineano certe giocate, certe sterzate contrarie anche ai principi della fisica, danno il senso di uno spettacolo che diventa emozione forte». Ugualmente i silenzi. Conditi dal mormorio. Emozionanti e pregnanti allo stesso modo. Quando? Quando Kvara si accascia ed ha bisogno dell’ intervento del medico. Ancora Nicita sulla rosea: «È passata da poco l’ora di gioco quando l’euforia che avvolge il Maradona diventa cupo silenzio e mormorio di disappunto. Capita quando Khvicha Kvaratskhelia resta a terra toccandosi il ginocchio dopo uno scontro in area col difensore Ferrari. Osimhen, il primo a soccorrerlo, fa ampi gesti verso la panchina chiedendo ai sanitari di intervenire subito. Per fortuna un minuto dopo verrà appurato dai medici che si tratta solo di una botta, dolorosa ma niente di più».