Napoli, 11 arresti per usura, tra le vittime anche l’ex azzurro Bruscolotti
Per lui, per l’ex capitano e bandiera del Napoli, un tasso favorevole e un occhio di riguardo sulle scadenze. Per lui, per Giuseppe Bruscolotti, la rata usuraia era la metà di quella imposta a decine di commercianti e imprenditori del posto: del 20 e non dell’ordinario 40 per cento l’anno, secondo un tariffario che è stato svelato ieri nel corso di un’inchiesta sull’usura Napoli. Undici arresti, colpito il clan Baratto-Volpe, conosciuto dagli anni Ottanta per fatti di camorra, racket e prestiti a strozzo contro decine di famiglie (per lo più imprenditori e commercianti). Manette a Fuorigrotta. Siamo in un quartiere denso di attività economiche, la pressione della camorra dei Baratto-Volpe (qui noti come i calacioni) si consuma nel periodo peggiore della storia recente a Napoli: quella che va da maggio a ottobre del 2020, quando l’intera economia cittadina è ferma per la pandemia. Niente affari legali, banche incapaci di sostenere le richieste dei commercianti, c’è chi si è costretto a rivolgersi alla camorra. Bussano in una tabaccheria di via Leopardi, riconducibile alla famiglia di Antonio Volpe, quello – per intenderci – che venne ucciso il 15 marzo del 2021, a due passi dal negozio di famiglia.