«Mourinho e Spalletti hanno fatto un lavoro incredibile e il risultato migliore è questo: le squadre che oggi allenano sono l’espressione più chiara dei loro condottieri» le parole di Luca Marchegiani, ex portiere che conosce bene l’ambiente di Roma e quello dei big match.
Partiamo dall’inizio: Roma-Napoli sfida per la vetta, qualcuno ad agosto l’avrebbe detto?
«Per la Roma probabilmente sì. È il Napoli che sta stupendo più di tutte. Anche se ora leggo che tanti l’avevano pronosticato forse ero l’unico più prudente (ride ndr). È un faccia a faccia affascinante, ma soprattutto mi aspetto una sfida tra due squadre belle in modo diverso».
Lei quale preferisce?
«Non posso non dire il Napoli. Non solo perché ad oggi ha più punti in classifica ma per il gioco che ha, per la squadra che è: entusiasmante. Quando vai allo stadio a vedere il Napoli o lo segui alla tv ti aspetti di assistere a qualcosa di diverso rispetto a quello che vedresti altrove. Questo non capita sempre, è una vittoria per certi versi».
E poi c’è la Roma che, piano piano, arriva dove vuole Mou?
«Una squadra forte e pragmatica nella sua gestione delle cose, delle partite. Figlia di un allenatore che ha personalità, come abbiamo imparato a riconoscere».
Ma qual è l’arma segreta di questo Napoli?
«Non c’è. Ma se ne dovessi dire una allora sarei certo: quando vedo giocare il Napoli mi sembra di vedere un unico corpo, la squadra è compatta ma non solo, i singoli hanno voluto sostituire quelli che sono andati via in estate e modificare anche la geografia dei leader all’interno del gruppo. Si va in campo tutti con lo stesso pensiero. Anche lo scorso anno erano partiti bene in campionato, la vera eccezione è la Champions: quello che hanno fatto in Europa va al di là di quanto ci si potesse aspettare, anche rispetto alle altre italiane. È un avvio eccezionale».
Spalletti dice che con i giovani è più facile anche il turnover.
«Può darsi. Ma io vedo che più in generale il calcio post covid è cambiato».
A causa dei cinque cambi?
«Sì, che ora i calciatori e anche gli allenatori stanno imparando a comprendere, a gestire. Accettare la panchina può essere più facile ora che hai più alte probabilità di subentrare a partita in corso. Ci sono calciatori che stanno cambiando il modo di pensare alle partite: entrare nell’ultima mezz’ora, con le difese stanche, ti può aiutare a fare la differenza più che in passato».
Sta dando un consiglio a Spalletti sulla scelta di Osimhen?
«Penso a Osimhen, sì, ma anche ad altri calciatori. Non è un consiglio, Spalletti ci starà sicuramente già pensando come lo fanno anche gli altri allenatori per ogni impegno. Oggi si preparano due partite diverse: la prima ora di gioco e la restante mezz’ora. Soprattutto se sei una squadra di tanto valore come Napoli o Roma, che può permettersi di cambiare tanto mantenendo alta la qualità perché attrezzata per vincere».
Mourinho-Spalletti rischia di diventare più importante di Roma-Napoli?
«No, non credo. Sicuramente le squadre che allenano sono a loro immagine e somiglianza e questo è il risultato di un anno di lavoro alle spalle. Ma non credo che non ci siano leader poi in campo. Anzi, sia Roma che Napoli hanno più di un elemento a fare da traino sia nello spogliatoio che nel terreno di gioco».
L’errore di Meret quanto condiziona un portiere?
«Innanzitutto non chiamiamolo errore, ma infortunio. E può capitare. Conosco Alex, per come è fatto lui sono certo che si sarà messo già alle spalle tutto. Piuttosto mi auguro che non cambi la sua valutazione dall’esterno».
Ci sono troppi critici?
«Un episodio come quello con il Bologna può capitare anche ai migliori, dev’essere successo qualcosa in campo perché un portiere come lui non sbaglia in quei casi. Ma chi deve sostenerlo non dimentichi quanto bene ha fatto dopo l’estate difficile vissuta e l’ottimo avvio di stagione».
A Roma, però, mancheranno tanti napoletani impossibilitati ad acquistare il biglietto.
«È un vero peccato. Non giudico chi ha preso questa decisione, ma lo stadio pieno sarebbe stato il massimo. Dopo il covid è tornata la voglia di stare insieme, sembra di essere tornati agli anni ’90»
Fonte: Il Mattino