F. De Luca (Il Mattino): “L’acquisto di Raspadori è un segnale per il calcio italiano”

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Il colpo Raspadori, su cui De Laurentiis e il suo staff hanno tenacemente lavorato per quasi due mesi (il giovane emiliano era stato individuato come giusto sostituto di Mertens per il 4-2-3-1 quando si è arenata la trattativa con Dries davanti alla sua richiesta di 4 milioni netti), è anche un segnale che il Napoli lancia al calcio italiano, con un sforzo economico per trattenere un giocatore di valore che avrebbe potuto seguire le orme del suo compagno Scamacca e trasferirsi all’estero. Al ct Mancini non potrà che far piacere che uno dei talenti della sua Nazionale – alla faticosa ricerca di una nuova identità dopo la mancata qualificazione al Mondiale e l’inevitabile pensionamento di tanti protagonisti della scalata europea del 2021 – possa giocare in un club italiano di prima fascia impegnato in Champions League.

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La crescita di stranieri in serie A da tempo superato il livello di guardia. A poco meno di due settimane dalla fine del mercato estivo, il specializzato Transfermarkt segnala la presenza del 58,8 di calciatori non italiani in campionato (362 al momento). Nella prima giornata del torneo ’22-’23 un’altissima percentuale di stranieri è scesa in campo: il 68,8 per cento. Il Napoli ha investito molto all’estero da quando c’è De Laurentiis alla guida. Quindici anni fa, dopo la risalita in serie A, il patron si presentò a Castel Voltuno con tre giovani stranieri: Hamsik, Gargano e Lavezzi.

 

I 30 milioni – milione più, milione meno – per Raspadori rappresentano la cifra più elevata investita dal Napoli per un calciatore italiano. De Laurentiis si era spinto fino ai 26 per Meret nel 2018. Ma Alex, quello che sembrava un predestinato, è ai titoli di coda con il Napoli. Non hanno avuto migliore fortuna altri investimenti sul mercato nazionale: Verdi (24 milioni) ha subito sfilato la maglia azzurra; Politano (21) è per ora il vice-Lozano; Quagliarella (18) andò via dopo una sola stagione e Petagna (16,6) ha segnato qualche golletto e l’unica traccia che ha lasciato in città, prima di trasferirsi a Monza, è il ristorante aperto con due soci in Corso Umberto I.

 

Fonte: Il Mattino

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