Diciotto anni: e mentre intorno c’è (di nuovo) il profumo della Champions, ciò che resta nell’aria è un retrogusto amaro d’incomprensioni che stride con una realtà calcisticamente abbagliante. In questa ennesima estate rovente, in cui niente è mai come prima, persino il ricordo di maggio 2021 evapora nel nulla, lasciando che si dissolvano quei veleni, quei retro-pensieri e soprattutto il senso autentico di un un fallimento tecnico ed economico racchiuso nel quinto posto, nella seconda stagione consecutiva senza le accecanti e remunerative nottate tra le grandi del calcio e il fardello di quei duecento milioni circa (da Rrahmani a Lobotka, da Petagna a Demme, da Politano a Osimhen) spesi in precedenza. Un terzo posto, con annesso sogno scudetto sgretolatosi definitivamente a un mese dalla fine del campionato, è strapazzato da un clima esasperato e dalla divisione che si percepisce tra il club, il suo legittimo proprietario e una (gran) parte di una tifoseria divenuta insofferente ad una comunicazione che non riesce ad arrivare al cuore della gente, forse neppure ci prova.
Fonte: CdS