Il Mattino vota – Lozano è il migliore, Zielinski flop, Zanoli soffre troppo. Non sufficiente Spalletti

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Addio sogni di gloria. Ovviamente il luogo del disastro non può che essere il Maradona, dove il Napoli ha annientato tutto quello che di buono ha costruito fuori casa. Zona Champions probabilmente blindata, perché sono 9 punti di vantaggio sul quinto posto. Ma la squadra mostra dei segnali di calo della condizione che decisamente preoccupano: più che tatticamente, Mourinho riesce a recuperare lo svantaggio grazie alla corsa e alla lucidità. Eppure giovedì la Roma aveva giocato la Coppa. Intesità alta e finché Anguissa e Fabian riesco a inserirsi la barca va. Insigne è quasi commovente. Come lo è anche Koulibaly. Con l’ingresso tra le linee di Perez c’è la svolta che gli azzurri non riescono a comprendere. 

 

Factory della Comunicazione

6 Meret 

Solo a prima mattina sa che tocca a lui per la febbre di Ospina. Para in due tempi su Zalewski alla fine del primo tempo in un pomeriggio che fino a quel momento è da Pasquetta pura. Rischia nell’uscita su Zaniolo ma sul gol che prende non può farci nulla perché davvero è un errore dei difensori, non certo suo. 

5,5 Zanoli

Il confronto è con l’altro baby della gara, Zalewski, ma riesce a vincere da subito la maggior parte dei duelli. Non affonda, ma non perde mai la posizione e colpisce per lo sguardo fiero che ci mette ogni volta. Si stacca da El Shaarawy e lo lascia terribilmente da solo facendosi attirare dal buco al centro. Graziato per un giallo. 

5,5 Rrahmani

Attento su Abraham, esce su Zaniolo quando serve ma Spalletti si fida poco dei suoi uno contro uno e infatti è sempre lì a riprenderlo. Lo perde più di una volta e meno male che Abraham lo grazia su un colpo di testa. Si fa ingannare sul velo di Abraham anche perché ci arriva troppo sbilanciato, forse a corto di fiato. 

6,5 Koulibaly

Imperiale in diverse circostanze, supporta l’azione e Zaniolo la palla non la vede quasi mai. Si prende, però, un giallo per eccesso di foga che sarebbe potuto esser evitato da uno della sua esperienza. Anche lui si schiaccia troppo nel finale ma è davvero quello che sembra avere più benzina di tutti. Benzina che non può donare. 

6,5 Mario Rui

In più di una circostanza chiude bene su Zaniolo che parte dalla sua zona. Bene su Karsdorp quando l’olandese prova la sortita, tenendolo basso. Spinge con qualità sul versante mancino, in asse con Insigne. Quello su Pellegrini (66’) è salvataggio che vale un gol. 

6 Anguissa

L’uomo che è mancato contro la Fiorentina: Cristante prova a limitarne il raggio d’azione, il camerunense allarga il campo al Napoli con la fisicità e gli inserimenti. Quando si ritrova con Mkhitaryan le cose non cambiano anche se pure lui ha un calo evidente rispetto alla partenza.

6,5 Lobotka

La palla che regala a Lozano per il rigore è magistrale: riesce a bypassare Pellegrini sulla prima pressione e cerca la palla in verticale appena possibile. Impressiona anche la facilità di recupero. Nella costruzione c’è sempre lui. Il flessore lo tradisce e la luce si spegne. 

6 Fabian Ruiz 

Sergio Oliveira prova, senza successo, a tamponarlo: dialoga bene con Insigne, muovendosi a elastico. Vitale, reattivo, come se in questi giorni fosse stato sottoposta ai lavori forzati. Si piazza vertice basso dopo l’uscita di Lobotka ma arranca, perché proprio fa fatica su tutto. 

6,5 Lozano 

Brucia Ibanez fin dai primi istanti: si procura il penalty proprio per un fallo dello spagnolo. Si sacrifica, come se non ci fosse un domani. Ha la capacità di rientrare verso il centro che disorienta Ibanez. Si lamenta per un secondo rigore e si agita troppo. Dura poco più di un’ora. Poi si spegne. 

6 Osimhen

I primi minuti sono di lotta pura contro Smalling, ma riesce a dare da subito profondità anche se non finalizza mai. La sua presenza è essenziale. Eppure il Napoli riesce ad appoggiarsi a lui senza riuscire ad innescarlo nello spazio. Se non all’80’. Colpisce la traversa, la sua, dopo la punizione al vetriolo di Pellegrini. 

6,5 Insigne 

Con Fabian è una specie di balletto, pennella i cambi, trasforma il rigore. Mancini non gli trova le misure e lo perde di continuo. Primo tempo di qualità e da faro della manovra poi quando la squadra si abbassa lui ci mette grinta e corsa e null’altro. Ma non è colpa sua. Le lacrime finali dicono tutto. 

4,5 Zielinski

Impalpabile. Entra al 56’ dopo infortunio con Lobotka e si mette quasi sempre su Mkhitaryan provando a impedire che possa attivarsi. Ma non riesce mai a inserirsi in un giocata, non dà mai l’impressione di poter avere un guizzo: anche in fase di non possesso sembra sbandare. Che fine ha fatto? 

5,5 Demme

Il suo ingresso serve a dare l’ordine perso ma la squadra è decisamente in affanno quindi non gli resta che andare in giro a cercare un pallone, quasi a elemosinarlo: perché gli azzurri sono schiacciati ormai nella propria area, quasi ad assistere impotenti all’assalto romanista. Deludente. 

5,5 Elmas 

Fa quello che deve fare: punta Ibanez che non sembra un po’ l’anello debole dalla difesa di Mou. Non tiene mai palla, poverino, non è neppure colpa sua. Ma non può ogni volta che gli arriva la sfera prendere e partire a razzo come se non ci fosse da ragionare. Non dà impatto, non lascia un segno se non negativo. 

sv Juan jesus 

La Roma sta prevalendo nella corsa e nella gambe e allora eccolo là, piazzato nel mezzo, negli ultimi 10 minuti a cercare di fare come quelli che devono dare coraggio a una squadra che è ormai a corto di fiato. Anche lui si lascia travolgere dallo sbandamento finale. 

sv Mertens 

Serve il suo equilibrio, perché con Osimhen la squadra sembra troppo allungata, ma anche lui fatica con Smalling che non gli lascia spazi e lui questa volta non riesce ad avere spunti anche perché sostenuto poco da chi sta dietro di lui. Dà supporto all’arrocco nella linea mediana come fa sempre. 

5,5 Spalletti 

Il 4-3-3 iniziale è un passaggio obbligato. Stavolta nel giochetto dei cambi, perde. E ci mette anche del suo con quell’ingresso di Juan Jesus che spalma ancor di più in area la sua squadra che già era visibilmente alle corde. Un peccato il finale: finché c’è Lobotka la luce si accede con frequenza, poi c’è una serie di amnesie in mezzo al campo che lasciano di stucco. Non ottiene quello che vuole dalle sostituzioni. 

Fonte: Il Mattino

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