Spalletti:” Mou mi ricorda tanto mio fratello morto, vorrei battere il portoghese”
«MERTENS E OSIMHEN INSIEME? GIÀ VISTI NEL SECONDO TEMPO CONTRO I VIOLA FABIAN E ZIELINSKI POSSONO GIOCARE»
In casi come questo, quando si è sul limitare della disperazione e l’ultimo treno sta per passare, torna sempre buona la mozione degli affetti, quindi dei ricordi.
«Mi fa ammattire l’idea delle tante partite in casa in cui potevamo saltare addosso alla classifica e non lo abbiamo fatto. Ma per fortuna il futuro ci offre ancora delle possibilità. Ed è giusto che il Napoli se le vada a giocare».
C’è la Roma a Pasquetta e lo sciamano che tira a vivere stavolta non ha nessuna intenzione di alzare l’asticella e di immaginare undici supereroi vestiti d’azzurro. Nessuna epica chiamata alle armi, per carità. Non cita Che Guevara, neppure San Francesco. Ha preparato qualche appunto, giusto per gradire. Luciano Spalletti bada bene a dosare ogni parola di questa (lunga) vigilia in cui spera, domani sera, di riveder le stelle. E si lascia andare a un po’ di sciamanismo solo quando deve parlare di Mourinho:
«Mi piacerebbe finalmente battere una leggenda come lui che tanto mi ricorda mio fratello Marcello (morto tre anni fa, ndr)».
Il mondo di Spalletti non è una via Crucis: nessuno gli ha chiesto lo scudetto, nessuno le metterà in croce se non dovesse arrivare. Ma è lui che sente il peso del momento e che vuole giocarsi le chance. Costi quel che costi.
Le vittorie di Milan e Inter allontano il Napoli dal sogno?
«Non possiamo giocare le partite degli altri, diventa pericoloso spendere energie nelle partite degli altri. Noi potevamo provare a non perdere con la Fiorentina ed è chiaro che è quella sconfitta che riduce le nostre possibilità».
La Roma arriva da un momento molto favorevole.
«Loro sono un’insidia per noi ma anche noi lo siamo per loro. Vincerà la squadra che si sentirà più minacciata, che avrà la percezione del pericolo. Non si vincono le partite incitando i calciatori con dai, forza, andiamo ma facendo ciò che deve essere fatto. In ogni momento della gara».
Mertens con Osimhen insieme dal primo minuto?
«È possibile (dice, lentamente. Quasi facendo intendere il contrario, ndr). Ma hanno già giocato, anche nel secondo tempo con la Fiorentina c’erano Mertens ed Osimhen. Poi ogni tifoso ha la sua formazione, all’università su cinque ragazzi me ne hanno fatta cinque diverse. Però su un punto siamo tutti d’accordo: si gioca in undici».
Zielinski e Fabian sembrano in calo?
«Fabian ha meno fastidio per questa pubalgia che ha un po’ sofferto mentre Piotr è poco brillante ultimamente. Ma sia l’uno che l’altro possono giocare dall’inizio».
Si rimprovera qualcosa in questa stagione rispetto a quello che aveva in mente dieci mesi fa quando l’ha presa in mano?
«Mi ha dato fastidio che siano capitate queste partite casalinghe dove potevamo saltare addosso alla classifica e invece ci sono state difficoltà. Questa è la cosa che mi ha dato da pensare di più. Ma poi quando sembra che tutto sia diventato difficile e brutto, c’è sempre il futuro e la possibilità di organizzare qualcosa. E si va a rigiocarci le opportunità rimaste».
Come si affrontano le ultime sei partite?
«Non possiamo gestire niente, proprio per riuscire a infondere questa suggestione siamo sempre andati dritto per dritto, senza guardare in faccia nessuno. E per via di questo atteggiamento, abbiamo perso pure qualche gara. Ma non mi importa: non abbiamo mai gestito e non gestiremo mai niente per vincere le partite».
Ripeterete tutti quei lanci lunghi anche con la Roma?
«No, qualche lancio di troppo c’è stato, ma se ti vengono addosso come ha fatto la Fiorentina sei quasi costretto a farlo per non farti giocare con la palla sui piedi. C’era da avere distanze più corte, su quello si poteva fare diversamente».
Lei affronta Mourinho che non ha mai battuto.
«Eh sì, lo avete scritto tutti per ricordarmelo. Di Mourinho apprezzo molto la sua capacità di saperti fare arrivare quello che pensa perché lui arriva quando dice qualcosa, mi ricorda mio fratello Marcello e anche lui era difficile da battere. In questo momento si avvia a diventare una leggenda e vincere una sfida con di Mourinho può diventare anche una cosa passata. Per far bene devi battere la leggenda».
La Roma non è mai una sfida come le altre?
«È una storia bellissima, con calciatori splendidi che ancora sento. Con Nainggolan che ancora continua a parlare e devo dire che appena si apre un posto nel mio staff lo chiamo con me: così sarà facile per lui, parlando con i calciatori, fargli capire quello che non va fatto».
Fonte: Il Mattino