Nessuna sospensione a De Laurentiis, ad Agnelli. Le motivazioni a giorni, ma non finita qui!
Prosciolte anche Samp, Genoa, Empoli, Parma e Pisa
Alla Federcalcio fanno capire di essere moderatamente soddisfatti, perché in fin dei conti è diventata di dominio pubblico l’esistenza di un problema. Contenti loro. A guardare da fuori, il proscioglimento di tutte le 11 società e i 59 dirigenti sotto accusa nel cosiddetto procedimento per le plusvalenze di calciomercato somiglia tanto a una bastonata senza precedenti per la procura federale diretta da Giuseppe Chinè. Impianto accusatorio sbriciolato, tutti prosciolti, richieste di sospensione respinte dalla prima all’ultima (per esempio: 12 mesi per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli; 16 mesi e 10 giorni per il ds bianconero Paratici, ora al Tottenham; 11 mesi e 5 giorni per il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis); e neanche un euro di multa per nessuno. Non solo Juventus e Napoli, ma pure Genoa, Pisa, Parma, Sampdoria, Empoli, il Chievo Verona adesso escluso dai campionati professionistici, Pro Vercelli, Pescara, Novara, ne escono lindi.
È persino possibile che alla procura se lo aspettassero, tanto è vero che tutto sommato ci erano andati piano con i capi d’imputazione e le richieste. Questo però non li ha aiutati, anzi ha finito per indebolire ulteriormente la posizione dell’accusa. Almeno nel caso di alcuni club, imputati in base all’articolo 31.2 del Codice di Giustizia Sportiva, la richiesta di pena avrebbe dovuto comprendere punti di penalizzazione, invocando la violazione dei principi di lealtà. È sempre un errore per l’accusa trasmettere ai giudici l’impressione di non essere sicura delle proprie ragioni.
Ma al di là di queste sottigliezze da legal thriller il punto dolente sembra un altro. Sostanziale. L’intero procedimento si basava sulla scarsa attendibilità delle valutazioni assegnate ai giocatori nelle operazioni di mercato sospette. Per esempio: i ragazzi del Napoli (mai) arrivati al Lilla in cambio di Osimhen, i 18 milioni pattuiti per il passaggio del cartellino di Rovella dal Genoa alla Juventus. Per la procura, e pure per il senso comune, prezzi gonfiati, fuori mercato. Però che cosa significa fuori mercato? Chi stabilisce il valore effettivo di un giocatore e quanto possa rendere nel tempo? Gli investigatori federali hanno creato un proprio modello e poi hanno confrontato i risultati con le valutazioni del sito specializzato Transfermarkt. Il quale usa criteri e metodi abbastanza condivisibili, ma non propriamente scientifici. E se anche lo fossero, non si può vietare a due parti in trattativa di accordarsi su valori del tutto differenti. Se una squadra vuole a tutti i costi un giocatore, chi può affermare a priori che il costo è eccessivo? Non a caso l’apprezzatissimo rapporto annuale Deloitte sui club più ricchi non prende in considerazione le plusvalenze di mercato, troppo aleatorie come indici della performance finanziaria.
La clamorosa sconfitta della procura sta qui. La sentenza sembra scardinare dalla base la possibilità di intervenire su un’eventuale manipolazione dei bilanci attraverso plusvalenze fittizie. Perciò l’inchiesta avrà anche portato alla luce un problema, peraltro già noto, ma presumibilmente ha certificato che quel problema non può essere risolto.
A meno che non se ne occupi un altro tipo di tribunale. È tuttora in piedi l’inchiesta della procura di Torino sulla gestione della Juventus e gli investigatori sportivi stanno con le orecchie dritte. Casomai la giustizia ordinaria trovasse materiale interessante o nuove prove, potrebbe essere aperto un altro procedimento. Al momento però l’unica mossa disponibile per la procura federale è l’appello. Deciderà se proporlo sulla base delle motivazioni della sentenza di ieri, che saranno pronte nel giro di una settimana. Difficile che non lo faccia. La bastonata è stata troppo dura per rialzarsi e semplicemente andarsene.
Fonte: M. Evangelisti (Cds)