Juventus, falso in bilancio: perquisiti alcuni studi legali
Si allargano le indagini di dicembre
Il 28 marzo 2020, la Juventus annunciava un’intesa che prevedeva «la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020». Il comunicato ufficiale spiegava: «Gli effetti economici e finanziari derivanti dall’intesa raggiunta sono positivi per circa euro 90 milioni sull’esercizio 2019/2020. Qualora le competizioni sportive della stagione in corso riprendessero, la Società e i tesserati negozieranno in buona fede eventuali integrazioni dei compensi sulla base della ripresa e dell’effettiva conclusione delle stesse». Ora è quello stesso accordo ad aver convinto la Procura di Torino ad avanzare nuove accuse di falso in bilancio nei confronti del club bianconero. Per quel che riguarda il bilancio 2019/2020, secondo i pm, non si sarebbe trattato di una vera e propria «rinuncia» ma solo del «differimento di 3 delle 4 mensilità in questione indipendentemente dalla ripresa dell’attività», con contestuale insorgenza di un debito incondizionato, consentendo alla Juventus di registrare la riduzione dei costi nei bilanci omettendo però la contestuale posizione debitoria. Con riguardo all’esercizio 2020/2021 «sarebbero stati conclusi tra la società e i calciatori accordi privati, non oggetto di riferimenti nella relazione annuale, di tre tipi: accordi di riduzione di stipendi regolarmente depositati in Lega, accordi di integrazione subordinati alla permanenza nel club solo in parte depositati in Lega e separate scritture integrative a garanzia del pagamento incondizionato delle integrazioni stipendiali (anche in caso di trasferimento del giocatore a società terza) con il coinvolgimento di agenti sportivi-intermediari e consulenti legali, mai depositati in Lega». I calciatori per la predisposizione di questi accordi privati si sarebbero affidati a professionisti che potrebbero quindi essere in possesso di quei documenti non rinvenuti presso gli uffici della Juventus in occasione delle precedenti perquisizioni, secondo i pm sarebbe emersa anche la prassi «da parte del club di custodire alcuni documenti riservati all’esterno della sede per poi destinarli alla distruzione una volta esaurita la funzione di garanzia».
N. Balice (CdS)