P.P. Marino a “Il Mattino”: “La lotta scudetto? C’è un aspetto che non la rende positiva”
Il grande ex della sfida parla anche della lotta salvezza
Il doppio ex:
«Sarà bello vedere la sua statua, entrare nello stadio che ora porta il suo nome. Ma sarà anche triste, commovente, pensando a tutto quello che Diego ha passato».
Pierpaolo Marino, il direttore dell’area tecnica dell’Udinese, torna a Napoli. È uno dei dirigenti che più di tutti ha scritto la storia del club. In due diverse epoche.
Marino, una volata per lo scudetto da brividi?«Sì, nonostante i punti di vantaggio del Milan dico che le chance sono identiche tra le tre là davanti: 33,33 per cento periodico per tutti. La Juventus è virtualmente ancora in gioco ma faccio fatica a pensare che possa scavalcare il gruppo di testa».
È un bene per il calcio italiano questo equilibrio?«Fino a un certo punto, perché per certi versi la mia diagnosi non è positiva: c’è un livellamento delle big verso il basso. E basta vedere cosa poi i club di punta combinano in Europa».
Perché è successo questo?«Perché per le nostre principali società non conta essere competitivi al massimo, la cosa più importante è allestire una rosa che possa riuscire a centrare uno dei primi posto che dà diritto alla Champions. È quello, ormai, l’unico obiettivo che conta davvero. E il prezzo che paghiamo è quello di non avere più squadre che poi possono davvero competere con le migliore della Premier o della Liga».
Stelle proprio non ce ne sono?«Poche. Una è Osimhen, per esempio. Che spero che oggi non metta in mostra quelle qualità che lo rendono uno degli attaccanti più forti non solo della serie A».
Che Udinese scenderà in campo al Maradona?«In piena autostima, combattiva, consapevole che contro le grandi abbiamo sempre giocato partite importanti».
C’è sempre tanto veleno attorno agli arbitri. Cosa farne per uscire?«C’è bisogno di una uniformità e di una sensibilità che non sempre ci sono. Vedo troppi rigori concessi con leggerezza, fischiati tanto per essere fischiati nella speranza che poi avvenga al Var la correzione. Ma non sempre è possibile senza una immagine che dimostri l’errore grave ed evidente. Ed è da questo equivoco che bisogna uscire».
La chiamata dell’allenatore può essere una soluzione?«Macché, aumenterebbe solo il caos».
L’Italia si gioca il Mondiale ai playoff. Che sensazioni ha?«Penso che sarebbe un disastro totale, economico e sportivo, se anche questa volta non riuscissimo a qualificarci. Un danno enorme anche per l’immagine».
Alla fine il ct Mancini non ha convocato Balotelli.«Ha fatto bene: il campionato turco non mi dà l’impressione di dare indicazioni sempre valide. Io mi tengo stretto Immobile che in serie A è incontenibile».
Cosa decide la volata scudetto?«Pioli, Spalletti e Inzaghi devono affidarsi molto ai propri preparatori atletici. Si entra in una fase dove arriva il caldo e la condizione fisica sarà praticamente fondamentale».
Poi?«Poi c’è lo spirito di gruppo. Che ho ce l’hai o non ce l’hai. Certo, non lo puoi creare a nove giornate dalla fine».
La stagione è iniziata con la capienza ridotta, ora si torna al 100 per cento. Può avere un peso?«Immagino la spinta del Maradona, i tifosi del Napoli sono stati sempre un uomo in più. E non credo che alla fine abbia un peso la storia e l’abitudine a vincere di Milan e Inter. Ripeto: sono tutte e tre alla pari».
E l’Udinese? «La salvezza, secondo i miei calcoli, è attorno ai 36 punti. Non è facile capire la situazione alle spalle, perché Salernitana e Venezia hanno delle gare da recuperare».
Ha discusso con Marelli a Dazn. Ce l’ha con lui perché si ricorda che è stato l’arbitro di Avellino-Napoli, finale playoff del 2005, rigore ed espulsione contro gli azzurri? «Non ce l’ho con lui per quella gara che ricordo perfettamente. Non mi piacciono i giudizi per spirito di compiacenza nei confronti delle grandi squadre. È una cosa che non sopporto. A parti invertite, domenica si sarebbe gridato allo scandalo».
Fonte: P. Taormina (Il Mattino)