Alessandro Barbano (Cds): “Se Spalletti  cade in trappola”

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Il commento di Barbano sul Corriere dello Sport:

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“L ’ illusione per il Napoli dura dieci minuti, la catalessi i restanti ottanta. Vince Pioli, perché blocca le fonti del gioco azzurro, i due registi Fabian Ruiz e Lobotka, marcandoli quasi a uomo con Kessie e Bennacer. Il Milan s’impadronisce del possesso palla e il Napoli, com’è già accaduto troppe volte, va in confusione mentale e agonistica. Insigne scompare, Zielinski vagola inconcludente, Politano sbaglia tutto sulla fascia, e Osimhen vede crescere attorno a sé il fantasma della solitudine. In quella che probabilmente è la più mediocre partita di vertice dei campionati europei, i rossoneri si portano in vetta con una zampata furba di Giroud e si candidano a giocarsi lo scudetto con l’Inter nelle dieci partite che restano. Ma chi ha pensato di scacciare dai pensieri l’incubo della guerra di Putin con due ore di gran calcio, è rimasto deluso: il Maradona ha offerto ai quarantamila fan azzurri e alle migliaia di appassionati davanti alla tv la trama di una commedia sulla paura e sul tatticismo. E chi ha avuto prima l’occasione di guardare il successo del City sullo United per 4 a 1, ha toccato con mano l’incommensurabile distanza che separa oggi il calcio della serie A da quello della Premier. 

Non a caso, per raccontare il modo di interpretare la partita del Milan nel primo tempo il telecronista di Dazn ha usato l’ossimoro della «melina offensiva». Un modo per spiegare che i rossoneri hanno imbrigliato sapientemente il Napoli nella sua metà campo, ma per lungo tempo hanno controllato il gioco senza affondare e senza mai rischiare di esporsi al contropiede. Spalletti ha compreso presto la trappola, ma ha reagito tardi, scegliendo di presentarsi nella ripresa con la stessa formazione, che faceva una fatica enorme a giocare tra le linee. E all’inizio del secondo tempo il Milan ha colpito il pur bravo Ospina.
Il generoso arrembaggio del finale, con l’ingresso di Ounas, Elmas, Anguissa, Mertens e Lozano, non è servito a ribaltare il risultato, anche perché, quando cinque undicesimi della formazione cambiano in maniera così repentina, l’equilibrio tattico ne risente e si sprecano le incomprensioni negli scambi. Tuttavia non c’è dubbio che la giovane ala franco-algerina rappresenti l’unico azzurro capace di bucare con l’uno contro uno il muro degli avversari. Ma soprattutto l’unico a porsi un interrogativo decisivo sul destino della gara: a che serve avere un centravanti come Osimhen se si rinuncia a cercarlo quando è in zona tiro, e se ci si ricorda di lui solo per il contropiede?
È tutto da rifare in casa azzurra. Non tanto perché la classifica si complica e perfino la Juve si avvicina alle spalle. Ma perché una volta di più Spalletti constata l’insostenibile leggerezza del carattere, che si para come un deficit insormontabile ogni volta che il Napoli è chiamato a prove decisive. La volata adesso vede le milanesi in evidente vantaggio, anche se il calendario riserva sulla carta alle tre rivali di vertice difficoltà equivalenti. Inzaghi ha sul cammino Fiorentina, Juve e Roma, Pioli dovrà vedersela con Lazio, Fiorentina e Atalanta, e Spalletti ad aprile affronterà in sequenza Atalanta, Fiorentina e Roma. Ma la fragilità che il Napoli ha mostrato ieri sera non è un indizio incoraggiante”. 

 

 

 

 

 

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