Eriksson: “Il Napoli spezzerà il dominio del Nord. Vi dico chi deciderà Napoli/Milan”
L'ex tecnico di Roma e Lazio, ai microfoni de il Mattino
Sven Goran ai microfoni de Il Mattino:
«Perché non è facile vincere lontano da Milano e Torino? Perché i giocatori di Juventus, Inter e Milan quando indossano quelle maglie leggono quello che c’è scritto sotto qui si vince e basta. E non possono che sposare quella storia».
Lui, Sven Goran Eriksson, ci è riuscito. Anno di grazia 2000. L’anno del Giubileo e dello scudetto alla Lazio. Ora il tecnico svedese vive a due passi da Karlstad dove a 74 anni si diverte a fare il consulente e a programmare la promozione in prima serie.
Eriksson, come si rompe la tirannia del Nord in Italia? «Lo dice la storia del vostro Paese che è complicato rompere l’egemonia delle big. In quante sono riuscite a vincere? Il Napoli di Maradona, il Verona di Bagnoli, la Sampdoria di Boskov e la Roma prima della mia Lazio e poi dopo con Capello. Non è mai stato semplice. Quando ho vinto io, 22 anni fa, la serie A veniva da otto anni dove in campionato trionfava o il Milan o la Juventus. Noi riuscimmo a creare una squadra che già la stagione prima era andata vicina al trionfo. E su questo aspetto anche il Napoli per certi versi somiglia alla Lazio perché pezzo dopo pezzo ha messo assieme la squadra attuale».
Di Spalletti cosa pensa? «Lo ricordo, allenava l’Empoli quando io ero ancora lì. Preparato, appassionato: le sue squadre giocano sempre con grande attenzione e preparazione. Anche se il mio preferito dei tre che lottano per il primo posto è Inzaghi».
In tre una vicino all’altra: è sorpreso? «Sono sorpreso che non ci sia la Juventus. Però devo dire che per il calcio italiano è un bene: perché pure stufa l’egemonia sempre e solo di un club. Tutto diventa noioso, adesso ha un senso vedere le partite nel week end».
Domenica il clou è Napoli-Milan? «È presto per poter dire che si decide lo scudetto. Poi mancano ancora tre mesi di partite, ci sono le incognite legati agli infortuni, il peso del calendario, arriva il caldo. E aumentano le incertezze. Senza dimenticare che alla fine in serie A gli scudetti vengono decisi dai punti persi con le piccole e non negli scontri diretti…».
Già, immagino a cosa si riferisce. «Il Lecce all’Olimpico ci tolse uno scudetto che sentivamo già nostro alla Roma nel 1986. Ormai non brucia più quel ricordo, ma per mesi non ho smesso di pensarci. Alla fine c’è poco da fare: la differenza la fanno sempre le partite contro quelle squadre che sembrano spacciate e invece non lo sono… E ogni squadra, in un campionato così equilibrato, corre il rischio di rovinare tutto inciampando nel Lecce di turno».
Le visse da avversario quei duelli negli anni 80 tra Napoli e Milan. «Senza Maradona, il Napoli non avrebbe mai vinto quello che ha vinto in quegli anni. Difficile trovare un calciatore in cui una squadra si identificasse più del Napoli con Maradona. Forse, solo la mia prima Roma con Falcao. Il Milan era un buon collettivo, aveva un gioco corto, un 4-4-2 pressing e fuorigioco. Ma Sacchi poteva contare su stelle come Gullit, Van Basten, Baresi, Tassotti: diciamo che adesso in Italia nessuna squadra ha questi campioni in rosa».
Maradona che avversario era? «Stupendo. Ha avuto una vita non facile. Ai livelli di Pelé. In pochi giorni lo affrontai due volte con la Fiorentina. Nella prima era in Coppa Italia e lui passeggiava per il campo, perché non era interessato alla partita. E noi vincemmo. Poi venne da me nello spogliatoio a salutarmi: Mister, ovviamente lei sa che domenica prossima la musica sarà diversa al San Paolo. Mi fece due gol e il Napoli vinse 4-0. L’ho rivisto a Dubai l’ultima volta. Ho sempre pensato che la sua rovina siano state le amicizie sbagliate».
Chi decide Napoli-Milan? «Osimhen. Ha 23 anni. Giovanissimo. L’ho visto qualche volta e mi ha colpito per la sua rapidità».
È triste parlare di calcio in questi tempi bui? «Sì, ma quello che conta è la risposta che hanno dato Fifa e Uefa contro la Russia. È stata la cosa più giusta di tutte».
Fonte: P. Taormina (Il Mattino)