Mimmo Carratelli: “Luciano e il diritto alla felicità”
La gioia per i tifosi del Napoli come condizione inalienabile viene analizzata in ogni suo aspetto
Mimmo Carratelli e la sua ironia:
“A lzabandiera ed esecuzione dell’inno ‘o surdato ‘nnammurato allo chalet di Peppino cameriere a Mergellina, saluto al sole dei tifosi storici e disvelamento del ritratto abbronzato di Luciano Spalletti.
Siamo alla dichiarazione di indipendenza da un passato piagnucoloso, vittimista e deludente, annuncia don Ciccio portiere di palazzo. Proclamando il diritto alla felicità, Spalletti è il nostro Thomas Jefferson, informa il filo-americano Pasquale Paziena giornalista on-line. Ha detto bene il mister, sottolinea commosso Salvatore pittore di alici, il Napoli deve giocare per una città intera, per fare felici i tifosi.
E quando è successo, chiede Saverio Malaspina ragioniere. È successo alle 20,30 di Bologna il lunedì 17 gennaio del corrente anno, informa Corraducciobello ex giornalaio di Piazza Sannazaro. A Bologna, Spalletti ha dichiarato la Felicità come diritto inalienabile dei tifosi napoletani insieme alla Pizza e a Nino D’Angelo tifoso cantatore, enuncia Enrico Pignatiello baritono mancato al San Carlo.
Abbiamo piedi, talento e capacità di orientare le partite ha detto Spalletti come premessa alla Felicità partenopea, riferisce Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Orientare con la bussola del gioco, esclama gaudente don Peppino parcheggiatore allusivo. Dalla Bussola di Viareggio alla bussola di Certaldo, sottolinea con cognizione toscana don Ciccio portiere di palazzo.
Spalletti mi è piaciuto quando ha detto questi siamo e questi dobbiamo essere, riferisce Gennaro Piromallo salumiere. Che cosa significa, chiede Saverio Malaspina ragioniere. Significa che Aurelio non gli compra nessuno, insinua Pasquale Pazienza giornalista on-line. Siete il solito pessimista, lo contesta Salvatore pittore di alici.
Spalletti ha detto inutile abbassarci, non lo sappiamo fare, informa Carmelo Mirabello regista di teatro popolare. Ci siamo abbassati agli svevi, agli angioini, agli spagnoli, a de Magistris, ora basta, ha ragione Spalletti, proclama Totonno Speranza direttore di centro commerciale. Basta, urla il salumiere Gennaro Piromallo, vogliamo un posto al sole. Allora dobbiamo andare a RaiTre, informa timido don Peppino parcheggiatore allusivo.
Quando parla, Spalletti mi fa impazzirre, confessa Salvatore pittore di alici. Parla per perifrasi e parabole, sottolinea don Ciccio portiere di palazzo. Parabole per apparire in televisione, deduce Peppino cameriere di passaggio. E’ sintattico, apprezza Gennaro Piromallo salumiere. Tattico, vuoi dire, chiede don Ciccio portiere di palazzo. È sublime, rincara Carmelo Mirabello regista di teatro popolare, quando tronca la frase e le penne dei giornalisti rimangono sospese in aria.
Non parla, solfeggia, spiega Enrico Pignatiello baritono mancato al San Carlo, passando dal do minore al mi bemolle maggiore. Interviene don Ciccio portiere di palazzo e dice Spalletti comincia sotto voce, pausa, un tono più secco, pausa, un’impennata, doppia pausa, vola alto, pausa, torna basso, rivela, istruisce, benedice, pausa. E’ mieloso, sostiene Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca.
Formidabile, aggiunge don Peppino parcheggiatore allusivo, quando dice le palle vanno tenute pulite. Un allenatore per la differenziata, commenta il salumiere Gennaro Piromallo. Un evangelista del gioco del calcio, lo definisce Corraducciobello ex giornalaio di Piazza Sannazaro. Se non fosse per quell’aspetto bruciato che sembra appena uscito dall’inferno, tronca netto Totonno Speranza direttore di centro commerciale”.
Fonte: CdS