Juliano, quella bandiera azzurra che venne ammainata a Bologna
Se pensi a un calciatore che avrebbe meritato di vincere lo scudetto col Napoli nell’era pre Maradona, pensi sicuramente a lui. Antonio Juliano, classe 1943, napoletano del popolare quartiere San Giovanni a Teduccio, una vita azzurra – 505 partite e 38 gol, poi dirigente in due distinte epoche: fu lui a portare a segno con Corrado Ferlaino il colpo Maradona nell’84 – e un finale in rossoblù, quello del Bologna.
Il Capitano costretto ad emigrare, la bandiera ammainata a 580 chilometri da Napoli, perché in quell’estate del ’78 non gli venne rinnovato il contratto. Non fu una questione economica, precisò lui. Aveva 35 anni e il quasi coetaneo allenatore azzurro, Gianni Di Marzio, fece una «valutazione tecnica». Non solo. La personalità forte di Juliano soprannominato Totonno preoccupava il giovane allenatore soprannominato il Mago di Mergellina. «Non fu una questione di soldi perché infatti trovai l’accordo col Bologna in un quarto d’ora», ricordò Antonio, uomo di poche parole. Da tempo non si ascolta più la sua voce: la sua vita e i suoi silenzi sono protetti dalla moglie Clorinda e dai figli nella villetta di via Belsito, sulla collina di Posillipo, dove mai è entrata una telecamera. Respinte con cortesia dai familiari le richieste di interviste nel 2020, l’anno del mezzo secolo del Mondiale in Messico (Juliano giocò nella finale contro il Brasile) e della morte di Diego.Fu un distacco sofferto ma coperto dall’orgoglio del Capitano. «Non sono dispiaciuto perché a Napoli non lascio amici veri, di quelli che arrivano quando hai bisogno». Juliano, una vita azzurra e un finale di carriera in rossoblù, 19 partite e 2 gol con la maglia del Bologna, uno importante – si legge nella scheda su Wikipedia – per la salvezza della squadra. A Napoli quel campionato ’78-’79 non sarebbe stato indimenticabile: Di Marzio venne licenziato dopo due partite, senza squilli il prosieguo della stagione con Vinicio in panchina. Totonno sarebbe tornato a Soccavo nell’80 come direttore generale prendendo Krol: volò in Canada, lui che odiava gli aerei, per convincere il due volte vice campione del mondo a giocare a Napoli. Il Canada, allora, pagava tanto ma non i milioni di dollari che sono stati garantiti ad Insigne, altro capitano napoletano che sognava di vincere lo scudetto prima di sfilarsi la maglia azzurra. Anche lui come Juliano ha vinto l’Europeo. Ma a un napoletano questo non poteva, non può e non potrà mai bastare. F. De Luca (Il Mattino)