Il commento di Ivan Zazzaroni sulla Serie A  “Amabili resti e l’urlo di Spalletti”  

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L’editoriale di Zazzaroni sul Cds sulla prestazione del Napoli contro il Milan e le scelte di Spalletti contro i rossoneri di Stefano Pioli:

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L ’ urlo di Spalletti a Massa a tempo ormai scaduto – «bastaaa!, bastaaa!» – un’eruzione di sofferenza e ansia. Quelle di un Napoli al quale il Var (fuorigioco attivo di Giroud, ci risiamo) aveva appena restituito la vittoria a San Siro e che stava chiudendo con Malcuit a destra, Rrahmani (il migliore in campo) e Juan Jesus in mezzo e Ghoulam in appoggio a Di Lorenzo. Gli amabili resti. Il Napoli meno probabile dell’anno, un’invenzione del destino cinico e baro che ha saputo interpretare l’unica partita possibile: difesa a oltranza, con il finale alla bella marinara, e contropiede.  

Non abbiamo visto il Milan-Napoli presente in cartellone da agosto, ma un’altra cosa. Quando vengono a mancare nella stessa occasione – per infortunio o per altre ragioni – cinque titolari per squadra, quasi tutti attori protagonisti (e non venitemi a parlare di compagnie allargate e di equivalenze tecniche) si assiste a uno spettacolo minore nel quale l’organizzazione e la qualità lasciano obbligatoriamente spazio alle buone intenzioni, alle urgenze di classifica e alla paura; una recita che insegna come per superare gli ostacoli la fantasia aiuti molto.  
Non si è dunque trattato di una sfida scudetto in senso stretto – aveva ragione Pioli – ma di un passaggio comunque significativo della stagione, che in questo momento dice Inter, pur senza trasmettere qualcosa di definitivo. Inzaghi ha tanto dalla sua: entusiasmo, ottimismo, stabilità, salute, soluzioni, e gol. Ha innanzitutto il momento. 
Contavano solo i punti, ieri sera, per tener vive speranze e ambizioni. E li ha messi in cassa il Napoli che non aveva il Vesuvio dentro, come si augurava il suo allenatore, ma che ha dato un’incoraggiante dimostrazione di serietà e impegno. Il Milan ha fatto molto meno di quello che doveva e poteva: è alle prese con la prima crisi di uomini e di gioco: Kjaer, Rebic, Leão, Calabria e Hernandez non sono peraltro sostituibili, non tutti in una volta almeno”.  

 

 

 

 

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