G. Tartaro (Chirurgo di Osi): “Peggio di un frontale, tornerà più forte di prima e ci farà vincere lo Scudetto!”
Alle dieci della sera, d’una domenica vissuta sul divano, il professor Gianpaolo Tartaro aveva già intuito che il tifoso Gianpaolo Tartaro avrebbe dovuto adagiare i propri sogni in sala operatoria.
«L’ho detto anche a Victor, ragazzo speciale, che non è stato un intervento normale. Però è fatta e ora gli chiedo di andare a vincere lo scudetto». Quando le telecamere hanno indugiato in Inter-Napoli sul volto tumefatto del centravanti nigeriano, il tifoso Gianpaolo Tartaro ha lasciato il posto al chirurgo maxillo facciale Gianpaolo Tartaro e con lui si è connesso.
«Ho sentito subito Raffaele Canonico, il capo dello staff medico del Napoli; poi ho parlato con i colleghi del Niguarda, al quale va il mio ringraziamento per la disponibilità assoluta: e il quadro clinico è divenuto nitido».
Operazione perfettamente riuscita, dopo tre ore . «In un contesto per nulla semplice, anzi reso delicatissimo dallo schiacciamento dell’orbita, dall’accartocciamento dall’osso malare, praticamente frantumatosi. Le varie fratture – non solo quella dello zigomo – hanno rappresentato, ovviamente, complicazioni ed è stato necessario inserire sei placche e diciotto viti. Per rendere l’idea a i tifosi: è come se Osimhen fosse uscito da un terribile frontale. Anzi, come se lui stesso fosse stata la macchina, deformata nel suo aspetto».
Tutto ciò ha trasformato l’ottimismo iniziale, il mese indicato per il rientro in Osimhen, in una prognosi di novanta giorni. «Tra sette, volendo, potrà cominciare a corricchiare, lentamente. Ma i contatti, dunque un allenamento vero e proprio, non sarà possibile affrontarli prima delle otto-nove settimane. È impossibile pensare che vada alla Coppa d’Africa, ovviamente, un obiettivo che per un atleta nigeriano rappresenta un traguardo: ma il suo corpo, la sua faccia, sono usciti stravolti dall’impatto con Skriniar. Victor deve stare molto attento perché se ci fossero problemi dopo deve ritornare in sala operatoria».
E da San Siro alla clinica Ruesch, fino a quando non lo ha visto, c’è stata umanissima preoccupazione. «Ne avvertiva Victor, che ovviamente non riusciva ad aprire l’occhio, praticamente uscito dal bulbo. Lunedì mattina, dopo gli accertamenti, le analisi e i controlli, è stato chiaramente deciso di farlo viaggiare in sicurezza, in auto: c’era un aereo privato pronto, ma era diventato impensabile farlo volare. Io ho avuto rapporti continui con gli amici del Niguarda, con Canonico, con De Laurentiis. E quando l’ho visto, alla sera, abbiamo deciso».
La reazione di Osimhen è stata comunque positiva. «Gli africani sono fatti così, biologicamente. Ho avuto modo, attraverso Emergenza Sorriso, la Onlus con cui sono impegnato, di rendermene conto in vari viaggi, e ne ho fatti. Si rialzano immediatamente, dal punto di vista psicologico».
Mentre, invece, bisognerà continuare a essere cauti. «Diciamo che siamo nella fase che si chiamerebbe prognosi riservata. Comincia adesso la battaglia della riabilitazione, che andrà affrontata con prudenza. Osimhen è rimasto in clinica e i tre mesi che ci siamo riservati cono concreti. Lo seguiremo, ovviamente, io e Canonico, studieremo una maschera adatta alla conformazione del ragazzo, perché lì ci sono nervi che non vanno sollecitati».
Dopo tre ore, quando il chirurgo Gianpaolo Tartaro è tornato ad essere tifoso, cosa ha pensato? «L’ho sussurrato con Mario Santagata e Mario Canonico, che erano al mio fianco: Osimhen riuscirà a ripresentarsi in perfetta forma per la fase più delicata della stagione. E ci aiuterà a vincere lo scudetto».
A. Giordano (CdS)