Spalletti e la sindrome del capitano, con Insigne non è così!

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Il calcio è, in assoluto, il luogo della dimenticanza, della riconoscenza svanita. Sapessi com’è strano dover affrontare il capitano, dopo Roma, pure a Milano. Da Totti a Maurito Icardi, degradato sulla pubblica piazza d’armi calcistiche e spinto in un angolo. La sindrome del capitano? Eh no, perché a Napoli, con Lorenzo Insigne c’è equilibrio, malgrado il contratto in scadenza. È che Spalletti è aziendalista-gruppettaro e quando ti punta lo fa perché pensa di fare il bene del club e della squadra, cioè degli altri giocatori. Ecco, quando ci fu la questione Icardi, Beppe Marotta, appena arrivato, con il suo aplomb da dirigente della Prima Repubblica, avrebbe virato sul compromesso, avrebbe recuperato l’argentino, almeno fino a maggio 2019, ma Lucio non ne volle sapere. Forse perché sapeva di essere, pure lui, a termine.  Fonte: CdS

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