Diego jr: «L’abbraccio che mi manca. Un onore ritirare il premio “Per sempre con Diego»
Prima di tutto la tristezza. La tristezza di non poter passare il compleanno con il suo papà. Diego Maradona Junior non ha dubbi circa il primo sentimento che prova quando pensa a questo primo compleanno di Diego senza di lui. Una tristezza che aumenta se Diego junior pensa al compleanno dei 60 anni, quando in quel caso fu bloccato dal Covid che gli impedì di raggiungere suo padre in Argentina senza sapere che sarebbe stato l’ultimo 30 ottobre insieme. «Il pensiero di non averlo più accanto non lo si accetta mai fino in fondo». Ma poi anche la gioia di passare questo giorno con le persone che volevano bene a suo padre e che ancora adesso lo considerano uno di famiglia.
Ecco perché oggi le consegneranno un premio in memoria di Diego.
«È un grande onore per me ricevere il premio Per sempre con Diego. Sarò presente alla cerimonia al Maschio Angioino anche perché a chiamarmi è stato Gigi Pavarese: è stato dirigente ai tempi in cui papà era nel Napoli ed è legatissimo a tutta la mia famiglia».
Ma poi ci saranno anche tanti ex compagni di suo padre.
«Vuol dire che la storia non si cancella e quei ragazzi che ora sono degli uomini hanno scritto pagine indimenticabili per la città e per questi colori».
Oggi sarebbero stati 61: ricorda l’ultimo compleanno che ha trascorso con suo padre?
«Le candeline sulla torta quella volta erano 56».
Dove eravate?
«Abbiamo festeggiato ad Abu Dhabi in un albergo per l’inaugurazione del Cafè Diego. Ricordo la festa che gli avevano organizzato: c’erano anche alcuni suoi ex compagni dell’Argentina campione del Mondo del 1986».
Tra le tracce indelebili lasciate in lei da suo padre c’è anche l’amore per il calcio: lei oggi allena il Napoli United in Eccellenza.
«È una nuova avventura che mi piace tanto».
Perché?
«Innanzitutto perché con i ragazzi sto benissimo. Nello spogliatoio ci divertiamo da matti, anche se poi sappiamo quando concentrarci per la partita».
I risultati per ora le stanno dando ragione…
«Il campionato è lungo e noi restiamo con i piedi per terra. Intanto sono contento di tornare domani in panchina dopo le 5 giornate di squalifica. Ho scontato una sanzione a mio avviso allucinante dal momento che non avevo fatto nulla: stavo parlando col mio secondo e non con l’arbitro. Ma oramai è passata».
Anche perché la squadra sta andando alla grande.
«Abbiamo perso 2 partite: in particolare quella di Forio. Siamo stati 87′ minuti nell’area avversaria senza fare gol e poi siamo stati puniti».
Lei come si sente in panchina?
«Essere allenatore ha più contro che pro rispetto ad essere calciatore. Quando giocavo ero più tranquillo e la vivevo meglio».
E ora?
«Sento maggiormente il peso delle responsabilità e delle scelte. Ma non ho paura. I ragazzi lo sanno: a me non interessa quello che hanno scritto dietro la maglia, ma quello che hanno davanti. Chi merita gioca».
La sua filosofia?
«Giocare sempre palla a terra e costruire dal basso. Sono stato formato da Sarri e dai tanti anni che ho passato studiando lui. Ma anche Bielsa ha avuto grande influenza sul mio processo di crescita. Sono un grande amante della riconquista alta: bisogna farla in 5 secondi. Poi sta ai ragazzi, io posso dare loro un’idea».
La sua?
«Libertà calcistica: devono essere liberi di poter sbagliare».
B. Majorano (Il Mattino)