Dopo averne segnati cinque in altrettante partite, Victor Osimhen ha trovato sulla sua strada il palo e la parte alta della traversa: questione di centimetri, succede. Ma anche all’Olimpico ha lasciato la sua impronta, fisica e atletica. Lo raccontano i numeri, che a volte hanno un’anima, d’una metamorfosi già definita, di una evoluzione che ha tratti giganteschi. Osimhen è tante anime assieme, Walter Sabatini s’è infilato nel giochino, ed ha ammesso che attualmente il nigeriano si lascia preferire persino a Mbappè, Spalletti gli ha dato ragione. Un attaccante che sta imparando a fare varie cose e che altre deve imparare, come il non andare su di giri quando avverte i gomiti sulla nuca. Quel che è certo è che è una furia. Da quel giorno, quello di Parma-Napoli dello scorso campionato, ha continuato ad essere «banalmente» esagerato, trasformando le accelerazioni in normalità e quella furia in tendenza: ora esiste il calcio alla Osimhen, palla a lui e il resto a rimorchio. Il resto, poi, lo fa il vento…
CdS