Amarcord – Rubrica di Stefano Iaconis: “Palla due in buca uno”

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Eddie Felson, “lo spaccone”, portato sul grande schermo da Paul Newman, nel film diretto da Robert Rossen, negli anni ’60, era un incredibile giocatore di biliardo. La sua sfida con “Minnesota fat”, il grosso e grasso fumatore di sigaro, valse un Oscar all’ interpretazione. Nel calcio, il biliardo ed i suoi colpi con traiettorie e carambola stupefacenti, è sport che trova sempre la sua collocazione. Lo dimostrò, in un pomeriggio di febbraio del 1990, Antonio Careca, con un gol che ancora riecheggia la sua meravigliosa essenza “biliardesca”, sugli spalti dello stadio di Fuorigrotta. Il ruolo di spaccone non gli si addiceva, mai una polemica, una parola di troppo, ma quel suo piede era come una stecca di biliardo con la quale eseguiva prodigi balistici. Palla due in buca uno. Lui come Eddie Felson, Cervone il Minnesota fat di turno, a restare gabbato. La Roma era andata in vantaggio, dentro un San Paolo in restauro per il mondiale imminente, grazie ad un altro prodigio di Nela. Che aveva infilato Giuliani con un tiro impossibile di sinistro da trenta metri. Su calcio di punizione. Ed il Milan di Sacchi a fiatare sul collo. Poi ci aveva pensato Diego, con un calcio di rigore. Ma la Roma non cedeva il passo. Un osso più duro di qualunque altro osso duro. Un osso di lupo. Careca aveva ricevuto un filtrante, forse anche appena troppo lungo. E lo aveva inseguito, mentre gettava un occhio al centro di un’area di rigore vuota come una duna desertica sotto il sole. Si era defilato, sempre palla al piede, fin quasi a raggiungere la linea del fondo. Quando sollevò gli occhi, Careca aveva nello sguardo la diabolica immagine del giocatore di biliardo che tenta il colpo impossibile. Minnesota fat Cervone se ne stava piazzato a gambe larghe appena un metro al di qua della linea di porta. Tra lui ed il palo, qualche centimetro. Copriva il cross, con il ghigno lupesco di chi sa che la preda sta arrivando. Nessuno se lo aspettava. Il brasiliano lasciò scorrere appena la palla, poi la colpì in pieno. Con un mezzo collo deciso. Come quando vuoi sparigliare dal triangolo le grosse biglie colorate, con il pallino. La sfera saettò veloce, dal piede – stecca dell’Eddie Felson partenopeo. Filò nell’angolo lontano, con Minnesota Cervone immobile a gambe larghe che guardava la palla passargli accanto ed infilarsi. Un colpo impossibile. Da maestro del biliardo. Il San Paolo non si rese subito conto. Quelli della curva videro la rete muoversi, e saltarono in piedi. Le tribune udirono l’urlo propagarsi, e poi con un piccolo frammento di ritardo, il gol. E saltarono in piedi a loro volta. Poi lo stadio esplose. Felson Careca andò a danzare la sua samba inseguito dagli increduli compagni. Quello resta uno degli Oscar del gol. Palla due in buca uno. Partita ed incontro.

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Stefano Iaconis

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