Luciano Spalletti: “Napoli, sempre sul pezzo anche nei momenti difficili. La partita è un box da riempire”
Il tecnico del Napoli esalta anche Osimhen, Anguissa e Fabian Ruiz
U no, due, tre e quattro: come a Udine, settantadue ore prima, per non far torto al proprio passato, che porta alla Sampdoria del 1999. Uno, due, tre, quattro e cinque: da Venezia a Marassi, e passando dal Genoa, dalla Juventus, dalla Dacia Arena ma per finire alla Sampdoria, c’è un’idea nuova, persino travolgente, di una squadra che somiglia al proprio allenatore, che va avanti (in)seguendo i suoi codici, che stavolta comprendono anche Anguissa ad uomo su Silva; che sa di 4-3-3 iniziale o di 4-2-3-1 successivo, che non sono dettagli esistenziali di quel calcio che affascina e seduce e pare quasi non abbia confini.
Spalletti, si può dire: tranne un quarto d’ora centrale del primo tempo, il Napoli l’ha fatta divertire? «Siamo stati bravi e abbiamo fatto risultato nonostante in quella fase la Samp ci abbia reso la vita difficile. Ma noi siamo rimasti sul pezzo, soffrendo sulle loro giocate e però reagendo. Ci siamo divisi il possesso palla, in quel momento, ci è stato di aiuto Ospina con un paio di interventi, e però ne siamo venuti fuori, ci siamo liberati degli avversari che ci montavano addosso. Abbiamo avuto personalità ed abbiamo offerto a noi stessi una nuova dimostrazione di carattere».
Osimhen non si ferma più. «Victor va forte. E’ chiaramente difficile per lui quando si chiudono gli spazi, per cui abbiamo puntato per un po’ sulle qualità individuali. Poi dopo i gol è cambiata la partita».
Tanto per gradire, ancora Anguissa, l’uomo che ha spostato gli equilibri del centrocampo e che le sta consentendo di avere soluzioni ampie. «La partita è un box che va riempito di cose. Abbiamo tante qualità ma ci mancava la forza e questa è una sua caratteristica. Anguissa ha capito subito ciò che ci serviva. Nel secondo tempo l’abbiamo messo a sinistra, perché c’era Thorsby che giocava nella posizione di Mario Rui. Con il palleggio ci svuotavano i centrocampisti, poi siamo riusciti a portare pressing nella costruzione bassa».
E’ un altro Fabian Ruiz, non solo perché segna. «E a piede invertito anche Fabian riesce ad incidere. Tatticamente è andato molto meglio nel secondo tempo».
Lo coglie l’entusiasmo? «Viviamo questo coinvolgimento della città. Bisogna continuare a lavorare con continuità. Negli ultimi anni per entrare in Champions sono serviti 85-87 punti, quindi ne mancano 72. Per farli, c’è ancora molta strada da percorrere, bisognerà vincere su campi difficili».
Qua va a finire che la nominano condottiero. «Ma noi siamo soltanto una squadra di calcio. Certo, ci godiamo questo affetto enorme della gente che ci fa da stimolo e ci rende orgogliosi. Ma sappiamo che siamo appena all’inizio della stagione e che tutte, anche chi sta in ritardo evidente, hanno la possibilità di recuperare e di riaprire i giochi. Si rientra in fretta, avendo davanti trentatré partite ancora da giocare».
Fonte: A. Giordano (CdS)