Eraldo Pecci analizza lo stato del Napoli e delle big d’Italia: “Anguissa è stata una grande intuizione”
L'ex calciatore del Napoli intervistato dal Corriere dello Sport
Eraldo Pecci ai microfoni del Corriere dello sport parla del momento del Napoli e sul neo acquisto Anguissa.
Dica la verità, dopo la vittoria dell’Europeo si sarebbe aspettato di più dalle squadre italiane nelle coppe? «Non c’è alcun legame, l’Europeo si gioca in un mese, lo vince chi trova la chimica giusta, chi in corso d’opera scova dentro di sé valori, emozioni e potenzialità anche nascoste. Lo vince sempre una squadra forte ma non è detto che sia la più forte».
Vuole forse dire che l’Italia non era la squadra più forte? «In quel mese lo è stata e ha meritato di vincerlo, ma le faccio un esempio: se quel gol di Arnautovic fosse stato buono avremmo rischiato di tornare a casa contro l’Austria. Posso farne un altro?».
Certo che può. «Se si fosse trattato di un campionato, il Mondiale dell’82 lo avrebbe vinto il Brasile con 40 punti di vantaggio, invece lo ha vinto l’Italia».
Cambiamo discorso. Lei ha parlato di chimica da trovare. Significa che Allegri non l’ha ancora trovata? «Come tutti gli allenatori, Max deve fare i conti con i giocatori che ha, e a centrocampo la Juventus non ha qualità. Poi Chiesa è migliorato come De Ligt, ma Kulusevski e Bernardeschi continuano ad alternare alti e bassi».
E non c’è più Ronaldo. «Se guardi i suoi numeri alla Juve manca, ma se non sbaglio era stato preso per vincere la Champions…».
Ma la Juventus è tagliata fuori per lo scudetto? «Tagliata fuori no, ma in questo campionato ci sono almeno 7 grandi squadre e se perdi troppi punti poi diventa complicato recuperarli. Anche se Max resta un grande allenatore».
Lei ha sempre detto: gli allenatori più bravi sono quelli che si fanno comprare i giocatori migliori. Della serie: Allegri non è stato sufficientemente bravo. «Ho letto che la Juventus ha chiuso il bilancio con 210 milioni di deficit. Le chiedo: cosa poteva pretendere Allegri da Agnelli?».
Le rispondo: Conte ha lasciato l’Inter quando ha visto che tirava brutta aria. «Questo è un altro discorso. Comunque, anche senza Conte, Lukaku e Hakimi l’Inter è per me la prima favorita per lo scudetto. Se non sbaglio ha ancora più di 15 giocatori campioni d’Italia, poi ha una compattezza in difesa straordinaria e a centrocampo ha Barella».
Non è per certi versi un allarme la sconfitta contro il Real Madrid? «Ha fatto quello che doveva fare, non meritava di perdere. Le dico di più: l’Inter di Simone Inzaghi cerca più il gioco di quella di Conte».
Pioli, nonostante abbia perso a Liverpool, lo ha già dato un gioco al Milan. «Pioli ha fatto e continua a fare un grandissimo lavoro, il Milan è un esempio per come si è comportato anche sul mercato ma almeno a oggi lo vedo un gradino sotto all’Inter».
E l’Atalanta del Gasp dove la mette? «La metto ancora in alto, mi sembra che in Spagna abbia evidenziato di essere in crescita. E quando l’Atalanta c’è, è dura per tutti».
E il Napoli? Sa giocare a calcio, lo ha dimostrato. «E’ una squadra importante che sta cercando di diventare ottima. Lei ora mi chiederà se può vincere il campionato, immagino».
Immagina bene. «Strada facendo può acquisire consapevolezza e convinzioni fondamentali per stare lassù. Se le acquisirà, sarà una protagonista. Le potenzialità tecniche ce l’ha. Fatemi dire una cosa».
La dica. «Anguissa è stata una grande intuizione, sarà determinante in mezzo al campo».
Non trova che possa esserlo di più Osimhen? «Osimhen ha le qualità per diventare super. Gli servirà un po’ di tempo per modellare la sua corsa ai suoi mezzi tecnici, ma a quel punto potrà essere anche l’erede di Maradona o di Mbappé, se vogliamo rimanere più bassi».
Siamo a Mourinho, qual è il suo primo pensiero? «Che sono tornati in panchina grandi allenatori. E mi riferisco a Spalletti, a Sarri, ad Allegri. Per quanto riguarda Mou…».
Per quanto riguarda Mou? «E’ una grandissima suggestione della quale è meraviglioso nutrirsi, inutile nascondere come il suo sbarco a Roma renda il nostro campionato molto più appetitoso rispetto agli anni passati. Mou ha un’empatia e un modo di porsi unici al mondo, capisco che Roma possa sognare a occhi aperti. Io non so quanto questo sogno durerà ma potrebbe anche durare a lungo. Di sicuro ora Roma deve viverlo fino in fondo, giorno dopo giorno».
E’ sorpreso da quello che sta facendo Pellegrini? «Sorpreso? Stiamo parlando di un grande calciatore».
Se la passa peggio per il momento la Lazio. «Mi ascolti bene. Si riprenderà. Se scegli Sarri sai che gli devi dare il tempo per far crescere la squadra per quello che è il suo credo. Poi ha un centrocampo che ritengo fantastico. Infine Immobile: possono anche criticarlo ma secondo me continuerà a essere il centravanti della nazionale. E sapete perché?».
Perché? «E’ il più forte centravanti che abbiamo in Italia».
Ultima domanda: chi vede lei alle spalle delle 7 grandi? «Il Sassuolo si porta in dote il campionato passato, e anche come organico parte in vantaggio. Fiorentina e Bologna questa dote devono ancora conquistarsela».
A cura di Claudio Beneforti (CdS)