Si riparte da un’idea di calcio che somiglia tanto a quella precedente, che ha però anche ampie analogie con il Napoli liquido di Carlo Ancelotti, inchiodato dentro una sigla (4-4-2) e però plasmato per offrire (ovviamente) sensazioni differenti delle due fasi di gioco. Quando il «progetto» cominciò ad evolversi, accade di trovarsi Fabian Ruiz e Zielinski n mezzo al campo, interditori densi di fosforo e dunque di visioni per organizzare e costruire. E quella tentazione, in una squadra piena anche di Allan e di Hamsik, sarebbe tornata più tardi, nella stagione successiva, spesso a gara in corso (per esempio nel finale con Liverpool, nel 2-0), inducendo a credere che fosse possibile corteggiare quella scelta.
Fonte: CdS