Leopoldo Luque, neurochirurgo di Buenos Aires, è accusato di omicidio con dolo eventuale per non avere assistito in maniera adeguata il Pibe. Rischia, come altri sei tra medici e infermieri, dagli 8 anni ai 25 anni di carcere. Luque è andato in tv per difendersi. E lo ha fatto in maniera spettacolare, accompagnando le sue parole con lacrime e audio di un vocale di Maradona in cui lo ringraziava per l’aiuto che gli dava. Quel drammatico giorno, 25 novembre, così ricostruito: «Ero in sala operatoria a Berazategui quando arrivò la chiamata di Maxi (Maxi Pomargo, assistente di Maradona e cognato dell’avvocato Matias Morla, ndr). Mi disse che Diego era in arresto cardiaco, pensavo stesse scherzando ma su queste cose non si scherza. Contattai alcuni medici, ci sono i file audio che lo confermano». I file audio hanno distrutto la reputazione, non solo la carriera, di Luque, perché in uno di questi si sente dire: «Il grassone sta morendo». Alla faccia dell’amore e delle lacrime per Maradona. Punto contestato è l’operazione al cervello del 3 novembre: giusto farla? Secondo Luque, sì: «Perché la tomografia aveva evidenziato un ematoma subdurale sul lato sinistro, quello che gestisce la cognizione. Diego accettò l’intervento, la famiglia non volle che fossi io ad operarlo, al contrario di quanto chiedeva il paziente. Così seguii l’operazione in sala operatoria. Cosa sarebbe accaduto se non si fosse operato? Non lo so ma certo quel liquido andava eliminato».
Il Mattino