Gravina ha creato il fairplay “Italiano” per i club di Serie A e Serie B
Club A e B: i costi non potranno superare i ricavi
Diciassette club su venti, in Serie A, hanno alzato il proprio monte ingaggi rispetto alla stagione 2019-20. Il costo del lavoro (56% delle uscite, con un 25% che risponde agli ammortamenti sulle plusvalenze e un 15% di costi sulle commissioni degli agenti) è aumentato in piena pandemia, mentre le stesse società annaspavano già da mesi in cerca di aiuti. È la cartina da tornasole di un calcio che predica bene e razzola male, al quale manca soprattutto la sostenibilità. Il buco da 1 miliardo e mezzo causato dal Covid (zero incassi al botteghino e sponsorizzazioni ridotte) fa a pugni con una realtà di sofferenza e di “percorsi alternativi”, vedi la Superlega, nati con lo scopo di risanare i bilanci. Ecco perché la federazione è intervenuta con decisione.
NORMA ANTI-DEBITI
Il presidente Gravina ha proposto nel consiglio di ieri in via Allegri (durato 3 ore) la “norma anti-debiti”. In pratica, i costi non potranno superare i ricavi. Chi decide di andare oltre i propri limiti potrà comunque farlo, ma con garanzie fideiussorie che giustifichino l’eccedenza. “Via libera” dunque al principio di questa norma, secondo la quale verrà bloccato il mercato delle squadre (di A e di B) che superano il monte ingaggi dell’anno precedente. A meno che, come detto, i soldi non escano direttamente dalle tasche dei proprietari. «Se sei a posto con i conti puoi spendere – ha spiegato Gravina, citando anche l’indicatore di liquidità allo 0,8% come parametro – Non vogliamo alterare il mercato, ma evitare ulteriori indebitamenti». Nel prossimo consiglio dell’8 giugno arriverà l’ok definitivo; prima, però, bisognerà capire come “mettere a terra” la norma anche sul fronte delle possibili sanzioni. Per approfondimenti vari sarà utile la prima riunione del tavolo per la crisi dei club professionistici, in programma venerdì alla presenza di leghe, componenti tecniche e rappresentanti delle società. Nell’occasione, verranno analizzate «le soluzioni più urgenti affinché il sistema torni in sicurezza».
Giorgio Marota (Cds)