Il napoletano Schiattarella: “Riti scaramantici, tutti ne abbiamo qualcuno in serbo”

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Per uno che tre stagioni or sono si è salvato all’ultima giornata di campionato, arrivare a meno di due mesi dal termine con tanti punti di vantaggio sulla “dead line”, gli dà quasi la sensazione di una passeggiata di salute. Pasquale Schiattarella è il “grande saggio” della squadra giallorossa, quello capace di dare il giusto peso ad ogni dettaglio, in grado di accettare serenamente anche una vittoria sfumata a tre minuti dalla fine. Perchè quei tre punti col Parma sarebbero stati oro colato, ma di questi tempi è importante anche solo dare continuità alla propria azione. Quella sfida finale al Mazza contro la Sampdoria, lui con la maglia della Spal, se la ricorda come se fosse ieri: maggio 2018, bisognava battere i blucerchiati o magari sperare che il Crotone non facesse il colpo a Napoli. «Fu un’impresa – ricorda – eravamo anche allora una neo promossa». Un’impresa che conta di replicare in giallorosso, al termine del campionato più anomalo che si sia mai giocato in Serie A.  

 

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Pasquale, a tre minuti dalla fine il Benevento era in vantaggio sul Parma. La prodezza di Man ha fatto sfumare due punti che sarebbero stati di platino.
«E’ vero, con un po’ più di attenzione avremmo portato a casa tre punti importantissimi e sappiamo tutti cosa voleva dire vincere questa gara. Ma di questi tempi la cosa più importante è dare continuità ai risultati. Mancano così poche partite e la cosa essenziale è non perdere. Così ci prendiamo questo punto e andiamo avanti. Mancano poche giornate alla fine e di punti a disposizione ce ne sono sempre di meno: in questo momento è importante anche vedere cosa accade sugli altri campi. Noi siamo abituati a guardare in casa nostra, ma se si incastrano risultati favorevoli a noi non può che far piacere».

Nelle ultime partite casalinghe, soprattutto contro la Fiorentina, il Benevento aveva dato l’impressione di essersi subito scoperto troppo. Col Parma è sembrato più prudente.
«Non credo che l’atteggiamento sia stato sostanzialmente diverso, è che ogni partita fa storia a sé. Anche contro la Fiorentina avevamo iniziato abbastanza bene, ma se in breve ti trovi sotto di due gol saltano tutti i tuoi piani. Col Parma siamo stati subito aggressivi e siamo stati bravi a sbloccarla prima di loro. Avremmo potuto chiuderla, non ci siamo riusciti. Ma c’è stata sempre la voglia di portare a casa questo risultato. Il fatto è che in questo momento i punti valgono doppio, mancano solo 9 partite alla fine e quando giochi contro una diretta concorrente la cosa più importante è portare il bottino a casa. Lo abbiamo ripetuto fino alla noia: quando non riesci a vincere, almeno non deve perdere. Stiamo facendo un percorso importante, ormai ci siamo, manca poco e ci crediamo fortemente».  

Col 3-5-2 la squadra giallorossa ha portato a casa 4 punti in due partite tra Juve e Parma. Eppure Inzaghi non sembra essere convinto che questo sia l’assetto migliore.
«Da quando abbiamo iniziato il percorso con Inzaghi abbiamo quasi sempre fatto il 4-3-2-1 e questo assetto ci ha dato tante soddisfazioni e tanti punti. A volte per situazioni di emergenza, abbiamo dovuto cambiare. Farlo vuol dire essere intelligenti, soprattutto se hai giocatori che si adattano ad ogni modulo. Diciamo che stare compatti in questo momento è stata la cosa più giusta. Ma il modulo non è un problema, non lo è mai stato e mai lo sarà. Noi lavoriamo su entrambi gli assetti, perchè abbiamo una squadra che sa adattarsi. Le impostazioni di gioco sono diverse, sai bene che se usi un modulo anziché un altro puoi sfruttare determinate situazioni. Saperli fare bene entrambi può essere un arma in più per noi anche nel corso di una partita. Lavoriamo tutta la settimana per farci trovare pronti».
 
Il finale di stagione sarà serratissimo: ci sono ancora un bel po’ di scontri diretti e tanti “testacoda”. Chi conviene affrontare di questi tempi una diretta rivale o una “grande”? 
«E come si fa a dirlo? Questo campionato è così bello e strano. L’altra settimana siamo andati a Torino e nessuno pensava che potessimo ottenere i tre punti. Viviamo alla giornata, a prescindere dall’avversario. Il percorso rimane ottimo e dare continuità ai risultati ci permette di avere più fiducia. Il calendario? Ma sì, certo che lo guardiamo, anche se conviene far finta di niente perchè altrimenti si viaggia troppo con la mente. Non conviene guardare troppo avanti, meglio concentrarsi su una giornata per volta e cercare di fare subito più punti possibile. Noi abbiamo da raggiungere un obiettivo e vogliamo assolutamente farlo. Il più rapidamente che si può».

Lunedì, nel posticipo, c’è il Sassuolo dell’ex De Zerbi. Una squadra che gioca un ottimo calcio, ma che all’andata vi scippò due punti incredibili…
«Come dimenticarla quella partita? Non meritavamo di perdere, prendemmo gol su rigore, poi tirammo tante volte in porta: ricordo le parate di Consigli e la traversa di Iago Falque. Vogliamo prepararci bene e farci trovare pronti». 

Ci saranno due diverse mentalità a confronto: Sassuolo e Benevento sono agli antipodi per possesso palla. 
«La gestione di una partita è certamente importante, ma a questo punto della stagione non so quanto possa servire il possesso palla. Lo abbiamo dimostrato in questi due anni: noi siamo una squadra che cerca di andare subito alla conclusione e a far gol. Siamo messi bene nella graduatoria delle reti su palla inattiva: ci esercitiamo molto, per una squadra è fondamentale questo tipo di lavoro soprattutto se si hanno giocatori adeguati. In questo momento della stagione diventa ancora più importante».

Il Benevento si salva… Schiattarella da buon napoletano scioglierà qualche voto
«Se ci salviamo, dopo la promozione ricca di record dell’anno scorso, vorrà dire proprio che abbiamo fatto un percorso eccezionale. Quando ci riesci da neo promossa è un’enorme soddisfazione: ci teniamo soprattutto per i nostri tifosi che hanno vissuto una stagione lontano dallo stadio. Loro, come noi, meritano di stare ancora in A. In quanto ai riti scaramantici, tutti ne abbiamo qualcuno in serbo. Ma ovviamente non ve lo dico, ne riparliamo a maggio». 

 

A cura di Franco Santo (CdS)

 

 

 

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