A 100 giorni dalla morte l’ Argentina in piazza «L’hanno ucciso, non è morto», il popolo di Diego si mobilita

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Cento giorni che è morto. Da quel tragico 25 novembre Maradona vive nei cuori di tutti i suoi tifosi, e sono milioni nel mondo. Ma ai ricordi si affiancano, incessanti, le polemiche. L’eredità, le cause della morte, la guerra tra i familiari, le inchieste giudiziarie. El Diez non trova pace.
L’ultima puntata riguarda il popolo di Maradona che scenderà in piazza mercoledì 10 marzo, alle ore 18 di Buenos Aires, per chiedere giustizia per Diego. Mentre prosegue l’inchiesta della magistratura di San Isidro per accertare le responsabilità e le carenze dell’assistenza all’ex campione, il gruppo Pueblo Maradoniano ha organizzato una manifestazione davanti all’Obelisco della capitale argentina: «Non è morto, lo hanno ucciso. Vogliamo giustizia e castigo per i colpevoli».
Gianinna Maradona, la secondogenita del campione, ha sollecitato sui social una partecipazione di massa alla manifestazione. 
Mentre la penultima puntata è stata appannaggio della madre di Gianinna, Claudia Villafane. Che in una tv argentina ci è andata pesante in questa guerra di tutti contro tutti in nome dell’ex pibe de oro.
«La verità è che ci sono persone che stanno difendendo quello che non può essere difeso. Per queste persone è morta la gallina dalle uova d’oro. Diego è stato sequestrato da persone che non sono intervenute di fronte a quel disastro che era diventata la sua vita».
Chiaro l’attacco a Matias Morla, avvocato del campione negli ultimi anni di vita ed al suo medico personale Leopoldo Luque, uno dei sette indagati nell’inchiesta per la morte del campione. 
La settimana scorsa, invece, i magistrati di San Isidro (John Broyard, Cosme Iribarren e Patricio Ferrari) e di Benavidez (Laura Capra) avevano nuovamente ascoltato due figlie dell’ex campione, le sorellastre Gianinna e Jana. Erano state integrazioni delle testimonianze raccolte il 28 novembre. Jana ha descritto non solo le ultime ore del padre, ma ha ricordato lo stato in cui viveva da quando era rientrato in Argentina, dopo le esperienze da allenatore negli Emirati Arabi e in Messico: «Lo vedevo spesso ubriaco e in nessuna occasione ho notato la presenza di Luque e Cosachov (la psichiatra che assisteva Diego, anche lei indagata, ndr)». Ha ricordato di aver visto nei mesi precedenti il padre fumare marijuana con Charly, ovvero Carlos Orlando Ibanez, che era entrato nel clan di Maradona presentando un falso documento di identità in quanto ricercato per rapina a mano armata. E ha accusato Luque: «I medici della clinica Olivos, dopo l’operazione alla testa, avevano indicato un’altra struttura specializzata per la degenza ma lui si oppose». Luque ha dichiarato che furono le figlie a decidere per il trasferimento di Maradona nella casa di Tigre. Gianinna ha detto che al padre veniva somministrata dalla psichiatra Cosachov «una droga, una misteriosa pastiglia che veniva mischiata all’alcol»

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(R.S.) fonte: Il Mattino

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