Gattuso: “Non ci siamo mai pianti addosso. Che spirito i ragazzi, una vittoria di cuore”

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Batticuore e trionfo. Non è bello ciò che è bello, ma ciò che è utile, e che soprattutto porta punti, ossia vittorie. Il successo con la Juventus è per Gattuso il manifesto del calcio pratico e il tecnico azzurro se ne compiace, anche se non è la sua ragion d’essere quella di soffrire così. Ma ci sta. D’altronde, circondato da profeti di sventure e da sventure vere e proprie (pure Ospina va ko e sono sette indisponibili) Ringhio si gode la lezione al suo amico Pirlo e un po’ si fa sangue amaro, perché senza tutti questi accidenti chissà dove poteva essere il suo Napoli in questo campionato che resta positivo. Molto positivo. Da qualsiasi punto di vista lo si guardi. D’altronde, De Laurentiis in queste ore ha voluto far sentire il proprio sostegno, fargli capire che la sua panchina è ben salda. Altro che re Travicello. E così fin da venerdì, con una telefonata al tecnico ha fatto sentire la sua vicinanza. Poi anche ieri prima e dopo la partita, facendo i complimenti nello spogliatoio.
Gattuso, è la risposta che voleva?
«Dà morale questa vittoria, perché veniamo da un momento di grande difficoltà legate alla troppe assenze. Ho apprezzato e ho ammirato un grande spirito di squadra, ho visto i ragazzi soffrire ma al tempo stesso ho visto la loro incredibile voglia di non prendere gol. Certo, è vero, la Juventus per quello che ha fatto avrebbe meritato qualcosa in più ma noi siamo riusciti a far bene quello che dovevamo fare. Sperando di recuperare il prima possibile tutti gli infortunati, perché se si ferma un difensore non saprei cosa fare in questo momento».
Sono stati 90 minuti straordinari come intensità, non trova?
«Non ci siamo mai pianti addosso. Quest’anno da un certo momento in poi non ho più avuto attaccanti a disposizione e abbiamo iniziato a perdere calciatori uno dopo l’altro. Certe partite ancora me le ricordo, come quella con lo Spezia. Chiaro che abbiamo avuto prestazioni altalenanti ma è anche comprensibile. In ogni caso, con la rosa al completo e senza tutti questi infortuni sono certo che saremmo stati molto più alto, a giocarci chissà cosa».
E adesso?
«A livello di mentalità ogni tanto facciamo dei passaggi a vuoto, ma la squadra è forte. E al completo possiamo ancora dire tanto in questa stagione»
L’abbraccio finale è un bel gesto?
«Non sorprende me. Io con tutti i calciatori ho un rapporto straordinario, non capisco perché c’è la meraviglia. Se non ci fosse stato questo rapporto me ne sarei andato a casa da tempo, perché solo questo mi avrebbe spinto ad andare via. Ma mi sarebbe bastato solo l’1% per cento per preparare le valigie».
Quanto nel riscaldamento si è fatto male pure Ospina cosa ha pensato?
«Il calcio è questo: quando le cose vanno storte, non finiscono più. Ma ora dobbiamo solo sperare di non perdere altri pezzi e di recuperare quelli che stanno fuori».
La prestazione dei due centrali è stata molto buona.
«A Bergamo abbiamo preso due gol assurdi, abbiamo lavorato bene in questi pochi giorni e poi Rrhamani è forte anche se gli ho dato poco spazio. Maksimovic è a parametro zero, qualche volta può sbagliare ma vederlo giocare così, con questa voglia, mi dà orgoglio. Poi gli errori ci sono ma l’impegno c’è sempre».
Qualche sassolino dalle scarpe?
«No, non devo rispondere a nessuno. Tanto quando torneremo a perdere diranno ancora che sono a rischio anche se non è vero. Alcuni hanno iniziato persino l’anno scorso. Si dicono tante cose, mi piace essere giudicato per quello che faccio. Non mi piace quando mi si attacca a livello personale, non lo permetto a nessuno. Se pensano che sia scarso, lo posso accettare. Ma non sopporto le bugie su di me. Perché in quel caso li vado a prendere…».
Come mai il cambio di look?
«Il mio barbiere parla assai e allora mi sono fatto prestare un rasoio da Valerio Fiori. Solo che era un rasoio vecchissimo che mi ha fatto un buco nella barba. A quel punto me la sono tolta. Così somiglio a Lando Buzzanca, quando interpretava l’arbitro (il personaggio si chiamava Carmelo Lo Cascio, ndr) nel fil L’arbitro degli anni 70».

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P.Taormina (Il Mattino)

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