Maradona è morto per negligenza e omissione nelle cure. Sono saliti a cinque – tre medici e due infermieri – gli indagati per omicidio colposo. E’ questa l’accusa che i magistrati della procura di San Isidro hanno ipotizzato, dopo il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov, anche nei confronti dello psicologo Carlos Diaz e degli infermieri Ricardo Almiron e Dahiana Gisela Madrid, che si alternavano nella casa di Maradona. Il dottor Alfredo Cahe, per 33 anni cardiologo di fiducia del Pibe ha dichiarato: «Se fosse stato curato adeguatamente avrebbe continuato a vivere» Lo psicologo Diaz – esperto in dipendenze e gravi disturbi mentali, con master presso università straniere – era entrato a settembre nello staff dei medici di Maradona. Il medico aveva un buon rapporto con Diego, non con il dottor Luque. L’infermiera Madrid prima disse di aver sentito rumori nella stanza di Maradona alle 7.30, poche ore prima della sua morte, e poi ritrattò, precisando che aveva visto Diego per l’ultima volta la sera del 24 novembre. Dopo aver esaminato gli smartphone di Luque e Cosachov, i magistrati verificheranno i contenuti dei due telefonini che erano in possesso di Diego. Entreranno nella sfera più intima del Diez, che riceveva pochissime visite dopo l’operazione al cervello. L’obiettivo del pool coordinato dal procuratore capo Broyard è verificare se c’era una relazione tra Maradona e i medici che avrebbero dovuto seguirlo, o se lui si era lamentato con familiari ed amici del trattamento sanitario dopo l’intervento.
Il Mattino