Le ombre di Mancini: «Un contratto si può rinnovare o strappare». In pole l’azzurro Fabio

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Il protagonista del rinascimento del calcio italiano sembra un po’ il protagonista di un romanzo cavalleresco: alto, capelli lunghi, abiti eleganti. Un principe davvero azzurro, perfetto per i colori della Nazionale che dopo un’era di stenti e sofferenze è finalmente riuscita a riveder le stelle. Il merito innegabile è di Roberto Mancini. Ha speso gli ultimi anni a imparare, incassare e vincere in giro per l’Europa (con rarissime puntatine in serie A), per poi scegliere la vita più austera ma certamente più gratificante di Coverciano. Così come era da calciatore, anche da ct il Mancio predica la strada dello spettacolo. Ha investito Insigne del ruolo di leader tecnico della squadra tatuandogli sulle spalle la maglia numero 10 e facendolo sentire a casa quasi più a Coverciano che a Castel Volturno.

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LA CRESCITA

Dopo anni di tetro medioevo, Mancini ha riportato la luce, facendo riappacificare gli italiani con il calcio. Li ha istruiti al gioco palla a terra, al palleggio e alla verticalizzazione, predicando bene e razzolando meglio. Da ct ha stabilito il record di vittorie di tutti i tempi nella storia della Nazionale, superato il record precedente di Vittorio Pozzo (9 successi consecutivi tra il 1938 il 1939). Un bottino che andando a braccetto con il bel gioco è diventato il volano dell’entusiasmo italiano per i colori della Nazionale. Ma proprio perché questa Italia piace – e clamorosamente mette tutti d’accordo – il dubbio sul futuro del ct sembra tenere banco una settimana sì e l’altra pure. È vero che il contratto di Mancini parla chiaro e reca ben in evidenza la data di scadenza: 2022, ovvero dopo il Mondiale l’inverno che si giocherà in Qatar, ma è altrettanto vero che i contratti (nel calcio più che mai) sono fatti per poi essere stravolti. Anche di punto in bianco: da un giorno all’altro. Basta poco per passare dalle stelle alle stalle. E il primo a saperlo è proprio il ct che a Manchester, per dirne una, si è visto mettere alla porta dagli sceicchi nonostante fosse stato lui l’artefice della vittoria di una Premier League che da quella sponda della città non vedevano da 50 anni. Ecco perché Mancini non ha mai smesso di guardarsi attorno. Seppur Coverciano rappresenti La Mecca dei suoi desideri e delle sue velleità, avere un occhio sul mondo è quasi naturale per un allenatore attento e dalle ampie visioni come Mancini. «I contratti sono lì, ma si possono rompere o allungare in qualsiasi momento», ha spiegato Mancini a Tiki Taka. «Per fare i Mondiali con l’Italia dobbiamo qualificarci, e vista l’ultima volta, non è così scontato. È un grandissimo onore sedere sulla panchina della Nazionale italiana. Poi sicuramente sì, tornerò in un club». Chiarissimo il messaggio del ct che culla il sogno di lasciare la Coverciano non prima di aver regalato un trofeo in più alla bacheca dell’Italia. 


IL FUTURO

Quello che succederà «domani» è ancora tutto da decifrare. A partire dall’elezione del prossimo presidente federare. Si vota il 22 di questo mese e i candidati sono Gabriele Gravina (presidente uscente) e Cosimo Sibilia (outsider, e presidente della Lega Dilettanti). Il futuro del prossimo ct dipenderà anche da chi sarà ai vertici federali. In pole, per il dopo Mancini, c’è Fabio Cannavaro: capitano napoletano della gloriosa Italia del 2006. Proprio nel 2022, infatti, a scadere non sarà soltanto il mandato di Mancini, ma anche il contratto che attualmente lega l’ex difensore italiano al Guangzhou, squadra cinese con la quale ha vinto il campionato nel 2019. Per Mancini, invece, non mancano gli interessamenti da parte dei principali club internazionali, pronti a ricoprirlo d’oro pur di accaparrarsi un allenatore bravo e vincente, che spera di poter arricchire il suo già ricco palmares con un nuovo titolo dal ct della Nazionale.

A cura di Bruno Majorano (Il Mattino)

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