Serie A senza più casa, ecco la storia del fattore campo!

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Gli stadi pieni, il pubblico che diventa il “dodicesimo” giocatore, capace di incidere sullo svolgimento della partita: tutto spazzato via dal Covid La nuova realtà ha avuto un’incidenza evidente sui risultati E così ecco come è cambiato il trend
Per la prima volta in oltre novant’anni di campionato, le squadre in trasferta stanno conquistando più punti: 192 a 183, ovvero il 51,2%
 
Fattore campo. Per la Treccani:
«L’influenza favorevole o sfavorevole esercitata sullo svolgimento dell’incontro dal fatto che una squadra giochi nella sede propria o sul terreno avversario, e abbia quindi o no l’appoggio del pubblico». Appunto, il pubblico. Quello che è stato escluso dagli stadi, in questo 2020-21, a parte un migliaio di spettatori ammessi per le prime 5 giornate: eliminati poi, anche quelli, dal decreto del 24 ottobre. Senza tifosi il fattore campo non c’è più. Così, per la prima volta in oltre novant’anni, le squadre in trasferta stanno conquistando più punti di quelle (teoricamente) in casa. Il conto, aggiornato dopo 14 turni: 192 a 183, in vantaggio chi gioca lontano dal proprio stadio.
La serie A nacque il 6 ottobre 1929, una domenica di maltempo in tutta Italia. Diciotto squadre, nove partite, 5 successi in casa, un pareggio e 3 vittorie esterne: quelle dell’Ambrosiana che poi vinse lo scudetto (2-1 a Villa Chayes sul Livorno), del Modena (3-1 all’Appiani di Padova) e del Torino (1-0 al campo di Montebello sulla Triestina). Alla fine del campionato tutte le squadre avevano vinto almeno una volta in trasferta: attenzione, un caso raro, perché prima del nuovo millennio successe di nuovo solo altre 4 volte, nel 1940/41, 1948/49, 1951/52 e 1993/94. Ma i punti esterni (allora – e fino al ‘94 – la vittoria ne valeva 2) furono 183 su 612: un filo meno del 30%. Una media che scese fino al minimo del 26,2% nel 1947/48 con 220 punti sul totale di 840 nell’unico campionato a 21 squadre della storia dopo il ripescaggio per motivi patriottici della Triestina: onorato alla grande con un 2° posto (insieme a Milan e Juventus) a -16 dal Grande Torino, che conquistò il quarto di 5 scudetti consecutivi stabilendo un record tuttora imbattuto col 10-0 in casa sull’Alessandria, la stessa squadra che all’andata l’aveva bloccato sul 2-2. L’incidenza del fattore campo: i granata in quei 5 campionati persero appena 3 volte in casa, tutte nel 1942/43, e ben 19 in trasferta (con 4 ko a Bergamo!). Un ruolino quasi identico a quello della Juve del quinquennio 1930-35: anche i bianconeri vinsero 5 scudetti di fila, perdendo 19 volte fuori casa contro i 2 soli ko interni. In uno di quei campionati, 1933/34, ben 7 squadre su 18 rimasero senza successi in trasferta. Fuori casa, quindi, faticavano anche le grandi, e non solo nell’anteguerra: il Bologna (1935/36 e 1940/41), l’Ambrosiana Inter (1937/38) e la Roma (1982/83) vinsero lo scudetto con appena 3 vittorie lontano dal proprio campo; il Torino dell’ultimo scudetto (1975/76) e la Juve (1971/72 e ‘77/78) in trasferta ne conquistarono 4. Un altro esempio? Il Milan del primo campionato intero giocato dallo straripante Nordahl, nel 1949/50, segnò 118 gol compresi i 35 del capocannoniere svedese, distrusse per 9-1 il Bari a San Siro ma poi perse 2-0 in Puglia; vinse 5-0 col Genoa e andò ko 1-0 a Marassi; vinse 6-2 a San Siro contro una Roma che l’aveva battuto 1-0 allo Stadio Nazionale; perse 3-2 al Filadelfia ma poi travolse 7-0 in casa il Torino. In quel periodo la Roma, fra il 1948 e il ‘51, vinse 31 volte in casa e solo 3 in trasferta; nell’ultimo di quei 3 campionati restò a secco di successi fuori casa e retrocesse in B per l’unica volta nella sua storia. Ancora più clamoroso, qualche decennio dopo, il digiuno della Lazio: a parte un 2-0 a tavolino a Napoli, dopo un 1-1 sul campo, e un 2-1 in un derby “in trasferta”, restò quasi 11 anni senza vincere lontano dall’Olimpico, in serie A, tra un 3-1 all’Avellino (sul neutro di Napoli) dell’8 ottobre 1978 e un 1-0 al Milan (con un clamoroso autogol di Maldini) del 3 settembre 1989. Di quegli 11 anni ne aveva passati 6 in B, certo, ma comunque in A nello stesso periodo aveva vinto 26 partite in casa. Prima dell’era dei 3 punti solo una volta le squadre in trasferta avevano ottenuto il 40% dei punti, nel 1991/92, facendone 245 su 612. Un dato superato nel 2003/04 col 41,3%. Negli ultimi 6 campionati non si è mai scesi sotto il 40% salendo via via fino al record della scorsa stagione: 496 punti in trasferta su 1.055, il 47%. Un record destinato a crollare subito, se il trend di questo 2020/21 (siamo al 51,2%) sarà confermato. In questo millennio solo 6 squadre hanno concluso la stagione senza vincere fuori casa: il Bari nel 2000/01, il Torino nel 2002/03, l’Ancona nel 2003/04, il Messina nel 2006/07, Catania e Parma nel 2007/08. Tutte retrocesse meno il Catania. Nel campionato attuale, il primo senza fattore campo (nel senso letterale: «l’influenza dell’appoggio del pubblico», vedi Treccani), 19 squadre su 20 hanno già vinto in trasferta, tutte tranne il Crotone. E addirittura in 12 (fra cui le prime 2, Milan e Inter) hanno fatto più punti fuori casa. La rivoluzione ai tempi del virus e degli stadi vuoti.
A cura di Massimo Perrone CdS
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