Fermo sul divano, sperando che le notizie che arrivano alla tv non siano la verità. «Non ci volevo credere, forse ancora non ci credo» le parole di Roberto Sosa, il Pampa per i tifosi azzurri che lo conoscono bene. Sosa è stato il simbolo del rinato Napoli, la squadra azzurra che cavalcò l’onda dalla Serie C alle due promozioni consecutive. Ed è l’ultimo azzurro ad aver indossato una numero 10 del Napoli dopo il ritiro.
Cosa successe quel pomeriggio di aprile del 2006?
«Avevo chiesto al club e a Marino di vestire la numero 10. Fu un giorno incredibile per me, un’emozione unica. Arrivò il gol, la promozione, che ricordi…».
E dopo di lei nessuno indosserà la maglia di Diego.
«È un onore, lo era già prima, immaginiamo ora. La conserverò come fosse parte di me».
Eppure Diego avrebbe voluto portarsela via.
«Andai a trovarlo quando era all’inizio della sua avventura al Gimnasia, che poi è la mia casa e la mia squadra del cuore. Ero felicissimo di vederlo lì, Diego aveva un sorriso incredibile e mi chiese di regalargli la maglia che avevo conservato e portato per avere un suo autografo».
Però non ci riuscì a convincerla.
«Quasi ci riusciva ma gli dissi di no: Diego, ti voglio bene, sei parte del mio cuore, ma questa non te la posso lasciare, gli dissi. E così la tenni con me. A ben pensarci, forse avrei potuto farlo felice».
Un argentino maradoniano che gioca a Napoli con la 10: dove nasce il suo amore per Diego?
«Diego mi ricorda le domeniche da bambino. Mi svegliavo per vedere le partite del Napoli con mio padre, l’amore è cominciato lì».
Come state vivendo queste ore in Argentina?
«Siamo ancora storditi perché non crediamo a quello che vediamo. Quando la notizia ha cominciato a circolare ho sperato fosse un errore, una fake news. E invece era vero. E ho cominciato a piangere, non mi vergogno a dirlo».
Un dolore che tutta Buenos Aires ieri ha provato a mostrare.
«Sì, le immagini sono incredibili. Testimoniano che Diego va oltre il calcio».
Da Baires a Napoli, dove potrebbe esserci un nuovo stadio Diego Armando Maradona.
«Sono d’accordo con questa scelta, sto seguendo tutto quanto accade in Italia e, se posso dirlo, lo avrei fatto anche prima. Diego avrebbe meritato uno Stadio dedicato a lui già in vita».
C’è un’altra maglia che custodirà con affetto.
«Ho indossato un’altra maglia importante oltre la 10, una maglia che mi regalarono alcuni tifosi con la scritta chiara Chi ama non dimentica, che conservo ancora».
G Arpaia (Il Mattino)