“Ricordo il calore della gente quando andavo in un ristorante o ero in giro per una passeggiata. I tifosi mi hanno trattato come un figlio della città. Ho sentito tanto affetto, ero molto felice, per questo sono rimasto un tifoso del Napoli”, ha affermato Facundo Quiroga ai microfoni di EuropaCalcio.it. Di seguito uno stralcio della sua intervista per ciò che riguarda l’argomento Napoli:
Nel 2000-01 furono 28 le sue presenze con la maglia azzurra e Mondonico in panchina. Facundo Quiroga non voleva lasciare Napoli: “Parlai anche con il mio agente, il mio desiderio era quello di vestire ancora la maglia azzurra; però la situazione economica del club partenopeo era disastrosa e tornai allo Sporting Lisbona”.
Facundo, ti piace la coppia Manolas Koulibaly? “Sì, mi piace. Koulibaly è un calciatore diverso dai comuni difensori centrali, gioca sempre il pallone; in Argentina lo definiamo un “centrale lirico”. Gioca bene, è fortissimo in fase di marcatura. Manolas è un po’ diverso, sicuramente non è bravo come Koulibaly ad uscire palla al piede ma ha tanta esperienza. Complessivamente è una coppia centrale molto buona”.
Che ne pensi della gestione Gattuso? “Seguo spesso il Napoli. Gattuso è un tecnico diverso da quelli che hanno allenato il club partenopeo. Penso che il Napoli aveva bisogno di un allenatore duro per cambiare qualcosa; c’è uno stile diverso, dobbiamo aspettare per vedere realmente ciò che Gattuso riesce a trasmettere a questi ragazzi”.
Torniamo un attimo indietro col tempo. Che ricordi hai di quella stagione trascorsa in maglia azzurra? “Sicuramente il mio desiderio era quello di rimanere a Napoli un po’ più di tempo. Ricordo il calore della gente quando andavo in un ristorante o ero in giro per una passeggiata. I tifosi mi hanno trattato come un figlio della città. Ho sentito tanto affetto, ero molto felice, per questo sono rimasto un tifoso del Napoli. A livello calcistico, purtroppo, quell’annata non fu tanto positiva perché retrocedemmo in Serie B; credo che non meritavamo la retrocessione ma il calcio è così. Abbiamo vinto poche partite, eravamo tutti dispiaciuti a fine stagione”.
Quale partita ti è rimasta impressa nella mente? “Ricordo la prima partita di campionato contro la Juventus che era una squadra fortissima; c’erano Zidane, Del Piero, per me era un sogno affrontare tanti campioni. Purtroppo non c’ero, giocai il match di ritorno a Torino. Non dimenticherò mai la vittoria in casa contro l’Inter per 1-0 con il gol di Matuzalem”.
Tu e Vidigal eravate arrivati a Napoli in prestito dallo Sporting Lisbona… “Sì, e anche Saber, il terzino destro marocchino. Io volevo restare a Napoli, ma il mio contratto prevedeva il diritto di riscatto a favore del club partenopeo oppure il rinnovo del prestito per un altro anno; la situazione economica del club partenopeo, però, era disastrosa, quella squadra era formata da tutti calciatori in prestito. Parlai anche con il mio agente, il mio desiderio era quello di vestire ancora la maglia azzurra, però non andò bene e tornai allo Sporting Lisbona”.
Che tipo era Edmundo? “Ho trascorso poco tempo con lui; era un bravo ragazzo, giocava bene quando voleva (ride, ndr). Edmundo faceva parte di quella categoria di calciatori che sapevano quello che dovevano fare in base alle proprie qualità. Quando era arrabbiato non dava il meglio di sé, è normale. Però era un grande calciatore, per me è stato un orgoglio giocare con lui”.