DISPREZZO. C’è tutto dentro questo racconto: la corruzione, il disprezzo per le regole, i favori tra potenti. Lo scandalo era venuto fuori lo scorso febbraio. Giorni difficili, erano gli stessi che portarono alla luce le sponsorizzazioni gonfiate del Manchester City e la squadra di Premier all’esclusione dalle coppe. Ma qui si è andati oltre. Già nel mirino con l’accusa di corruzione per l’assegnazione dei Mondiali di Atletica 2017, Al-Khelaifi è poi stato pizzicato anche per la vicenda dei diritti tv. Classe ’73, presidente del fondo sovrano Qatar Investment Authority, dal 2011 nel mondo del calcio con il Psg. Quote ovunque: Barclays, Sainsbury’s, Harrods, Walt Disney, Heathrow Airport, Siemens per citarne alcune. Ma anche diverse proprietà immobiliari in Sardegna e a Milano. Per un patrimonio complessivo di circa 60 milioni di dollari. Riferendosi a Al-Khelaifi, il pubblico ministero ha parlato di un uomo che non ha mai smesso di «mostrare disprezzo per le regole etiche del calcio e delle istituzioni giudiziarie svizzere».
GRAVE. Non è tutto. Pahud è stato molto duro anche nei confronti di Valcke, che si ritiene abbia tradito la grande fiducia riposta in lui dalla Fifa e violato le regole che lui stesso aveva contribuito a mettere in atto. Troppo per passarla liscia. Valcke si sarebbe anche fatto corrompere tre volte, distorcendo la concorrenza per 789 milioni di franchi in relazione all’assegnazione dei diritti televisivi. Infrazioni gravi, le ha definite Pahud. «Valcke ha sofferto professionalmente negli ultimi anni. Non ha trovato lavoro dopo la Fifa», ha sottolineato il pubblico ministero. Valcke, sempre secondo il pubblico ministero, avrebbe pagato personalmente e a caro prezzo. Un’attenuante, insomma. Ma che non scalfisce il clamore della vicenda. Fonte: CdS